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ANTONELLO ANGIOLILLO

 

12 Ottobre 2003 – Anche se ad un mese dal debutto, parlare con Antonello Angiolillo dell’esperimento che è stato "Company", il musical di Stephen Sondheim allestito a Trieste nel settembre scorso – preceduto da una acclamata prova aperta a Bologna – è sempre un piacere.

Lo raggiungo al telefono in un luminoso pomeriggio d’ottobre, scenografia perfetta per le rarefatte melodie del compositore. Gli chiedo semplicemente com’è andata, visto che ho avuto la sfortuna di non vedere lo show.

"E’ andata bene, soprattutto per il pubblico, a cui lo spettacolo è piaciuto." Esordisce Antonello, entusiasta dell’esperienza. "C’è stata sì qualche critica, ma poco rilevante. Considera che era una prima allestita apposta per il festival triestino, ancora non definitiva, per cui qualsiasi critica fatta sulle scenografie, sul fatto che eravamo un po’ tutti costipati in scena (lo spettacolo è stato spostato all’ultimo momento dal Teatro Romano, ampio palco all’aperto, al più piccolo e coperto Teatro Miela, ndr), sull’acustica non ottimale – ma il fonico ha fatto miracoli –, lascia il tempo che trova. Le cose sono andate bene, considerato come eravamo messi. E il pubblico ha gradito. Ne sono felice, perché è stata una operazione bella, fatta bene, con tutti i ragazzi bravissimi, c’era una grande professionalità e qualità vocale in scena. Era un gruppo davvero ben fatto."

Tra l’altro Sondheim non è così conosciuto...

"Sì, ma è sbagliato non farlo conoscere, e loro (la Bernstein School of Musical Theatre di Bologna, ndr) ci stanno provando. Sondheim è un autore osannato anche dai grandi, in America, è solo un autore più colto degli altri, meno frivolo. Non possiamo certo vedere sempre Buona Domenica e Domenica In..."

Ci sarà una tournèe per questo "Company"?

"Non te lo so ancora dire, l’allestimento è nato appositamente per l’estate triestina al Teatro Romano, ma è una produzione comunque vendibilissima in giro; credo che stiano pensando di riprenderla in qualche modo".

Questa è una delle poche opere di Sondheim che si vedono in Italia...

"Credo sia la prima volta che ne venga fatto un allestimento in modo non amatoriale. I ragazzi della BSMT di Bologna, che ne sono appassionati, preparano qualcosa di Sondheim in quasi tutti i saggi di fine anno."

E’ vero che Sondheim è particolarmente amato anche dagli artisti?

"Già, perché scrive molto bene, anche se in una maniera un po’ complicata... ma alla fine gratifica molto quando interpreti le sue canzoni. Io l’ho scoperto in modo approfondito solo adesso, prima ne avevo sentito solo qualche canzone e a New York avevo visto "Passion", ma adesso, lavorandoci, ne cogli tutti gli aspetti, anche i più piccoli, che da uno spettacolo non riesci a vedere. Se non sbaglio Spielberg ha acquistato i diritti di un suo spettacolo, magari tra un paio di anni lo vedremo sul grande schermo, un po’ come "Chicago"... E poi, secondo me, questo autore sarebbe il perfetto trait d’union per gli enti lirici che vogliono avvicinarsi al musical: essendo colto e raffinato, credo si adatterebbe benissimo al pubblico dell’opera... Piuttosto che fare operazioni obbrobriose, come ne ho viste in enti lirici, con musical "trasformati" in opere... Sondheim è il giusto autore in questi casi, il pubblico dell’opera si avvicinerebbe al musical in un certo modo, e arriverebbe a conoscere anche altri titoli più famosi."

A proposito di qualità. La stagione appena iniziata presenta in scena una quarantina di allestimenti di musical, tra novità e riprese; la qualità c’è, o con questa smania di rincorrere il musical a tutti i costi c’è il rischio che la ciambella riesca anche senza buco?

"Bè, vedi, credo ci sia un po’ di tutto... C’è sicuramente qualità, e devo dire che paradossalmente lo sto vedendo sulla mia pelle: ce n’è molta di più nelle piccole cose, perché c’è voglia di fare, che non nei grandi prodotti che poi si nota essere solo di marketing... Sicuramente, in mezzo a tante produzioni, ce n’è qualcuna magari nata sull’onda del musical, ma che non si sa neanche dove stia di casa... Ma la maggior parte credo sia di qualità, sicuramente."

Per quanto riguarda "Joseph", ci sono novità, a parte l’ingresso di Rossana Casale nel cast? C’è molta attesa per questa ripresa...

"Saremo al Teatro Tendastrisce di Roma dal 29 gennaio 2004. Ci saranno piccole modifiche e aggiustamenti, sicuramente, ma il cambiamento più importante è Rossana Casale nella parte della narratrice. Ci conoscevamo da prima, anche se non bene, e devo dire che la cosa è stimolante: Rossana ha una bella vocalità e, soprattutto, la sa usare. Anche se non abbiamo molto da cantare insieme, in scena sarà comunque una cosa bella."

Verrà prodotto anche il CD dello spettacolo, se non sbaglio.

"Si, penso di sì, ma non so se sarà disponibile solo in teatro o se sarà anche in commercio. Comunque, considerato che lo spettacolo è andato bene lo scorso anno, e che questa volta saremo sulla stessa piazza senza modifiche rilevanti, penso che sarà nuovamente un successo. Non vedo l’ora di iniziare le prove".

Riascoltando l’intervista, mi accorgo che Antonello cita velocemente anche la ripresa di "Metropolis" a Torino, battuta che mi è sfuggita al telefono. Uno spettacolo a cui tiene molto. Chissà, ne riparleremo nella prossima intervista.

Francesco Moretti

Trieste, 20 dicembre 2002 – Prima dell’ultima replica del "Joseph" a Trieste, incontro Antonello Angiolillo nel suo camerino, reduce da una veloce gita fuori porta con alcuni amici e da un pranzo che non ha digerito bene. "Sempre di corsa, sempre di corsa", esordisce. "Ogni volta che vengo da queste parti va a finire sempre così. Non mi godo la città come vorrei, e qui ci sono ragazze splendide..."

Non avrà digerito il pranzo, ma l’occhio funziona egregiamente.

Dunque, Antonello Angiolillo: come sta andando questa tournée?

La tournée sta andando benissimo, con grande sorpresa di tutti: siamo un gruppo giovane, nessuno di noi ha nomi di richiamo, e lo spettacolo neanche... Non è Evita, non è Cats, che sai di cosa si tratta. Però facciamo il pienone dappertutto, e ogni sera è come la prima: bis alla fine, tutti soddisfatti e contenti... qui a Trieste specialmente, dalla prima a oggi c’è stato un crescendo, stasera ci sarà il tutto esaurito. Merito del passaparola, soprattutto.

Come è nata questa tua partecipazione nel "Joseph" ?

Eh... esattamente non te lo so dire! Non so precisamente come abbia saputo RockOpera di me. Simone Giusti mi ha chiamato proponendomi questo ruolo, ci siamo visti, ne abbiamo parlato ed eccomi qua. Devo dire che ne sono molto contento: è una compagnia giovane, ma che ha tanta voglia di fare, per cui si lavora bene.

Questa è la seconda volta in un musical di Lloyd Webber, dopo Cats ad Amburgo... Hai cominciato con Chorus Line, poi Francesco, Metropolis...

Si, quella volta Metropolis è stato fatto come "show case", in una versione non definitiva. Comunque lo riprenderemo a Torino, in aprile, all’Alfieri, e sarà la versione più o meno completa, con la quale andare in giro.

Tra tutti questi ruoli qual è quello che ti ha dato maggior soddisfazione ?

Mah... tutti diversamente... Francesco tantissimo, anche per il personaggio, per com’era lui stesso, e per la produzione gigantesca... Joseph per il tipo di ruolo, è così divertente! Nella prima parte è quasi uno scemotto, crede a tutto, crede che i fratelli gli vogliano bene invece vogliono farlo fuori, mentre nella seconda parte diventa persino cattivo... questo cambio mi piace, in scena. Così come in Francesco, prima scapestrato, poi cambia vita radicalmente; c’è questo dualismo che mi interessa molto. Forse questi due sono quelli più forti, che mi sono piaciuti di più, sicuramente.

Tra l’altro, in tanti sentono la mancanza di "Francesco il musical": non se n’è fatto più niente...

No, purtroppo per una serie di motivi è finito nel dimenticatoio... Hanno ragione a dire che gli manca, perché era veramente una operazione ben fatta, era molto bello ed è un peccato che sia finito prima di portarlo in tournée. Io ne parlavo molto spesso con il produttore americano, Dick Lynch, che era il più in gamba di tutta la compagnia.

Ne parlavo tantissimo perché gli americani erano convinti che, una volta fatto lo spettacolo ad Assisi, era come averlo fatto in tutta Italia: in realtà non è così, in Italia non è tanto la persona che va a teatro, è il teatro che ti arriva a casa grazie al fatto che in ogni paese c’è una sala... gli ho spiegato in vari modi che una tournée sarebbe stata importante. E s’era convinto... poi, ahimé, è morto, ed è stato davvero un peccato.

Una piccola compagnia, come RockOpera, come affronta le mega produzioni che stanno per sbarcare in Italia, o che lo hanno già fatto? Penso a "Notre Dame de Paris", o a "Pinocchio" della Rancia, o all’imminente "I Dieci Comandamenti"...

Beh, son talmente lontane le due cose che RockOpera penso viva di vita propria, in un mercato indipendente... Vedi, è più facile per queste produzioni venir fuori, perché ci son tanti soldi dietro, hanno un grande battage pubblicitario, il nome di Cocciante, o di Dalla per la Tosca che debutterà a Roma, I Dieci Comandamenti sarà una operazione comunque grande... Vedi, al di là del nome alle spalle, sarebbe interessante trovare un produttore che crede in un progetto e lo porti avanti... Questo "Joseph" qua, hai visto la reazione del pubblico, hai visto come è fatto, c’è l’orchestra dal vivo alla quale teniamo molto e sulla quale puntiamo molto: cerchiamo di tenerla anche in tournée, perché nello spettacolo ha comunque un impatto diverso... si crea un gioco particolare, tra il direttore e noi... io spero che qualcuno si accorga di questo e decida di portare in giro "Joseph" in modo molto più evidente. RockOpera sta facendo comunque un bel lavoro, ma è ancora una cosa nuova, e come tutte le cose nuove ci sono alcune difficoltà ad entrare nel grande mercato... Nulla da togliere a questi altri "grandi", ma considerando ovviamente la differenza di soldi messi nelle due operazioni.

E tornando allo spettacolo... C’è un cambio di registro incredibile tra la prima parte, così allegra e scanzonata, e la canzone di punta dello spettacolo, "Close every door", così drammatica...

In parte è già scritto così, musicalmente Lloyd Webber l’ha già pensata in questo modo, poi c’è il lavoro di Claudio (Insegno, il regista, ndr), che ha una grandissima verve comica, con i tempi giusti. Come tutti quanti i grandi comici, sono bravissimi anche nel drammatico: come si è sempre detto, è più facile far piangere che ridere, quindi... Se metti insieme due estremi ottieni un sentimento particolare: passi da quel pezzo giocoso a una canzone come "Close Every Door": penso che da fuori sia un bell’impatto.

Con il "Quartetto G", invece, come va ?

Dunque, ieri sono stato alla conferenza stampa a Milano: ho fatto Trieste-Milano e ritorno, infatti son cotto... Perché il 28 dicembre debuttiamo al "Ciak" di Milano con "Tutto fa Broadway", prodotto dal Sistina. E’ stata una bella conferenza stampa, abbiamo parlato per ben quarantacinque minuti con i giornalisti, cosa che non succede mai perché come sai benissimo dopo dieci minuti di solito c’è mutismo generale; invece dobbiamo averli incuriositi, e si è fatta una bella chiacchierata insieme. Sul mio sito (www.antonelloangiolillo.it) c’è una pagina dedicata alla tournee, in attesa del sito web del "Quartetto G".

Qui a Trieste, come Gianluca Guidi, Giampiero Ingrassia, Manuel Frattini, Michel Altieri, hai ricevuto il "Premio Massimini": di voi si dice che siete le nuove leve del musical italiano...

Beh, io lavoro per esserlo, vediamo adesso come va...

...nessuno ha mai pensato di riunirvi, di fare qualcosa insieme?

Guarda, a livello di galà si son già fatte alcune cose e altre si faranno. Il 30 giugno a Bologna ci sarà una serata di beneficenza con un bel gruppetto di protagonisti, organizzata da un ragazzo che si chiama Fabrizio Turchi; poi a Milano faremo un galà per raccogliere fondi contro l’Aids con tanti artisti che stanno crescendo nel campo del musical... Uno spettacolo completo? Non lo so, o esiste già qualcosa in cui possano convivere diverse teste dello stesso livello, altrimenti comincerebbero i problemi: e ma io faccio una canzone in meno, e ma quello ha una canzone in più... penso che i produttori vogliano evitare questo tipo di problemi... Sarebbe carino, però...

Quella parrucca che indossi nello spettacolo... se n’è parlato tanto...

Dunque, ne ho due o tre, e questa è quella riuscita meglio. Quando esco mi dicono: ah, ma non sono i tuoi capelli veri? Quindi è quella che funziona di più... Da fuori com’é? Rende, no? Ma è il ruolo che lo richiede, non è una scelta registica di questa produzione!

Solita domanda: un ruolo che ti piacerebbe interpretare?

A me piacerebbe fare Marius, ne "I Miserabili". Avevo già mandato materiale per un provino in Spagna, poi sono rimasto in Italia a fare altro. In realtà, qualsiasi ruolo da protagonista, adatto a me, è sempre ben accetto.

Mi incuriosisce molto fare cinema, ma non saprei come muovermi in quell’ambiente, non conosco gli agenti, non conosco i produttori, dovrei informarmi ed entrare più nel campo... Però mi piacerebbe, e poi me lo dicono tutti: devi far cinema, sei telegenico, hai il fisico giusto... Vediamo, se ci riuscirò!

Francesco Moretti 

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