Quante volte gli amanti del musical theatre hanno visto la videocassetta "Stage by
stage" (del musical "Les Miserables"), con quella magistrale
interpretazione di M.sieur Thenardier? Sicuramente una delle migliori mai viste! Durante i
corsi di musical più volte la lezione è tornata su quella scena analizzandone tutti i
dettagli. Quella canzone, con quel performer che aveva dato molto, moltissimo.......il suo
personaggio era molto reale, nulla di finto: un vero talento.
Ed eccomi qui, a Londra, ad intervistare proprio lui in persona: Barry James. Ci accoglie
nel suo camerino nell'intervallo fra il primo ed il secondo show del mercoledì.
L'atmosfera è incantevole: i famosi specchi con le altrettanto famose cornici di
lampadine, foto dappertutto ed una opportunissima musica classica di sottofondo. Inizio
mostrandogli la bozza di questo libro e poi la prima domanda:
"Se tu dovessi dire in una sola parola qual'è stata la tua esperienza nel mondo del
musical theatre finora, cosa diresti?"
"Io ho iniziato come attore nel teatro classico, nel National Theatre, ed
adesso mi diverto ad essere anche nel musical e mi piace poter fare tutti e due. Posso
esprimere infatti tutte le mie capacità di attore classico anche nel musical. A
differenza di prima, infatti, quando ho iniziato, dove i musical si riferivano solo al
canto ed alla musica, adesso sono molto di più delle 'commedie con musica' ['play' with
music, testualmente, che significa 'scritto teatrale' in genere]. Proprio come questo
musical, "She loves me". Ed anche ne "Les Miserbales", dove si
trattava più di canto che altro, non mancava la recitazione. In effetti oggigiorno c'è
un mixaggio e molti attori del teatro classico adesso si cimentano anche nel musical.
Quando ho iniziato io non era lo stesso: fare un musical era considerato qualcosa di
leggero, non si vedeva mai un attore classico fare del musical theatre."
"Si, come succede in Italia dove il musical è considerato teatro leggero"
"Si,..........."Evita" penso sia stato l'inizio del
cambiamento....... Il vero e proprio inizio in effetti penso sia stato "Jesus Christ
Superstar" perchè nessuno avrebbe ........eh, che curioso! [si interrompe
all'improvviso]. Proprio oggi qualcuno mi ha portato questo vecchio programma del
"Jesus" al Palace Theatre [e ci mostra la sua foto nei panni di Erode].......e
questo fu l'inizio dei musical 'non divertenti'. Fino ad allora i musical erano sempre
stati divertenti e facili, quello è stato l'inizio di qualcosa di diverso. E poi c'è
stato "Evita": chi avrebbe mai pensato di scrivere un musical su Evita?!"
"È quello che oggi chiamiamo 'contemporary musical', sei daccordo?" "Si"
"Hai preferito lavorare in "Les Miserables" o in "She loves me"?
[il primo tutto cantato ed il secondo con grandi dialoghi]"
"Completamente differenti. Vedi, ho appena iniziato la registrazione di
Dracula (e ci mostra un inedito depliant di "Nosferatu", the musical) e qui
faccio un personaggio completamente insano che mi attira molto perchè ho già fatto molti
personaggi 'normali' ....e trovo molto difficile dire cosa ho preferito perchè mi sono
piaciuti tutti i personaggi che ho interpretato. È una specie di partenza, qualcosa di
nuovo. Infatti sono sempre tornato, ogni 4/5 anni, al teatro classico per fare qualcosa di
diverso, una nuova partenza"
""Faresti mai qualcosa solo per i soldi? Qualcosa che non ti piace?" "Non credo, effettivamente.....no, non lo farei. Ho apprezzato tutte le cose
che ho fatto."
"Quindi quando reciti "vivi" veramente quello che fai........"
"È abbastanza vero ma bisogna stare attenti, bisogna lasciarsi 'qualcosa
dietro'. Quando esco di qui la sera voglio tornare Barry e lasciare Sipos [il personaggio
in "She loves me",ndr] sul palcoscenico. Eppure a volte succede il contrario:
con Sipos stesso mi è successo di credere troppo nel personaggio e la mia recitazione era
diventata troppo forte, sopra le righe. Ero quasi lui stesso anche fuori dalla
scena!"
"E penso che distogliersi dal personaggio sia necessario anche perchè devi fare
molte repliche, moltissime" "A dire il vero io sono molto nervoso, come attore, ed è difficile che mi
annoi.......non arrivo mai a fare qualcosa meccanicamente. Quando arrivo a quel punto non
posso più continuare, non posso farlo una sola volta di più. Succede normalmente dopo
due anni; ho fatto "Les Miserables" per tre anni [più di mille repliche,ndr] e
per me è stato veramente troppo: non lo rifarei più. L'ultima sera ero nervoso come la
prima......è roba da attacco cardiaco!"
"Cosa mi dici della registrazione di "Les Miserables" [international cast
recording]. È stato molto diverso da essere sul palco ad essere in uno studio?"
"Si, perchè le persone con cui lavoravo non erano lì. Michael Ball, per
esempio, lo conosco bene ma non ho lavorato con lui nello studio; lui era soltanto una
traccia nel registratore. C'erano persone nel coro che avevano cantato in America"
"Quindi, se mi dici che sentivi la mancanza degli altri attori durante la
registrazione, questo significa che l'atmosfera di solito è molto amichevole...."
"Si è proprio vero. Quando lavori nel musical theatre lo è sempre e sarebbe
orribile se non lo fosse."
"Puoi dire lo stesso nel mondo del teatro classico?" "Ehm,.....sono stato molto fortunato perchè ho sempre incontrato persone
simpatiche e se c'era qualcuno non proprio gentile preferivo starne alla larga. Ma non
sono molti ed in genere è come una grande famiglia."
"In Italia, secondo un diffuso luogo comune, essere attore significa 'non lavorare ma
divertirsi'. Cosa ne pensi?"
"No non è vero, io non mi diverto mai. Si tratta solo di concentrazione
estrema e solo alla fine, quando mi fermo per una birra, ci ripenso e mi diverto a
ricordare i particolari della serata. Una sola volta quando ero nel national theatre mi è
capitato in scena, proprio all'inizio della commedia, che mi sono divertito tanto nel
vedere il pubblico ed il teatro al punto da dimenticarmi la battuta: ed ero proprio io che
dovevo cominciare. È difficile mantenere sempre la concentrazione e dipende molto anche
dal pubblico. Nei grandi teatri, ed anche in questo [Savoy Theatre,ndr] quando è pieno,
le persone non ti seguono, non ci sono. Questo succede anche per un altro motivo: oggi si
guarda molta televisione e la persona che viene a teatro ha bisogno di vedere la scena, il
gesto ed ogni particolare molto reali, piccoli come dentro a quello schermo. Non ti
crederebbero mai se tu fossi molto 'largo', finto."
Barry prosegue poi parlando dell'opera, nella quale i gesti finti prolificano, e allora
gli chiedo se non trova che il musical sia un po' come l'opera dell'era moderna, ma per
lui non è proprio così: "È troppo generico metterla in questo modo. Ci sono delle grosse differenze.
Prendiamo per esempio il ruolo di Jean Valjean in "Les Mis": quella è una parte
enorme e non ti puoi mai aspettare che un cantante lirico, che sò, Domingo, potrebbe
farla per otto volte alla settimana. È una fatica enorme ed uno stress per la voce. E non
ti puoi aspettare che un cantante lirico riesca a farlo per tute quelle volte.....Due o
tre al massimo ...penso. Non credo comunque che il musical sia come un'opera. Voglio dire:
lo è tecnicamente ma l'altra differenza la si vede nelle arie. Si possono trovare arie,
per esempio in Puccini, di pagine e pagine e non c'è qualcosa del genere nei
musicals."
"Cosa mi sai dire a Proposito della preparazione scolastica? È davvero fondamentale
per una carriera nel musical theatre?" "Io penso che la scuola concentra in circa tre anni quello che potresti
raggiungere in dieci. Non penso che sia essenziale ma è 'molto più dura' senza seguirne
una. In realtà tutto poi dipende dal caso: puoi fare la scuola ed iniziare a lavorare o
restare nell'anonimato. Inoltre la scuola, da sola, ti porta a vedere solo te stesso e non
renderti conto di quante altre persone siano necessarie per la riuscita di uno spettacolo.
Se non apprezzi il lavoro degli altri non riesci ad apprezzare neanche il tuo."
"Cosa è stato in te a determinare il salto dallo studente al professionista?" "Per me è stato il contrario. Ho iniziato come professionista, lavorando, ed
il resto è venuto dopo."
"L'ultima domanda. In Italia c'è una compagnia che ha tradotto 'Little shop of
horrors' e 'A funny thing happened on the way to the forum' ti piacerebbe un giorno farne
parte?" "Oh si, ....sono stato il primo Seymour a Londra [il protagonista di
"Little shop of horrors",ndr]. Si mi piacerebbe .......ma che difficile imparare
tutto in italiano! Noi inglesi siamo molto pigri con le lingue......"
Marco D. Bellucci, Savoy Theatre 3/5/95
Barry ha studiato, dopo 5 anni di
professionismo, alla Guilford School of Acting. Come musical ha fatto: "A funny thing
happened on the way to the forum", "Into the woods", "Billy",
"Jesus Christ Superstar", "Little shop of horror", "March of
falsettos", "Les Miserables" e "Grand Hotel"; tutti con ruoli da
protagonista. Ha inciso inoltre l'international cast recording di "Les
Miserables", una recente versione di "My Fair Lady", il nuovo musical
"Nosferatu" e un musical (!) su Garibaldi che non è mai stato messo in scena
perchè la produzione era troppo grande e non è arrivata a termine. Al tempo
dell'intervista era co-protagonista in "She Loves Me" al Savoy Th. di Londra e
recentemente è stato in "Oliver!" al Palladium ed ha fatto 'l'orologio' in
"Beauty and the Beast".