Tre anni dopo il debutto approda finalmente al Teatro
Alfieri di Torino "Il ritratto di Dorian Gray - Il musical", la nuova imponente
"creazione" di Tato Russo, ispirata al celebre romanzo di Oscar Wilde.
Lo spettacolo parte dall'epilogo della celebre vicenda, ovvero dal ritrovamento del
cadavere deturpato di Dorian, simbolo della corruzione della sua stessa anima. Con un
flash-back vengono raccontati al pubblico oltre 30 anni della vita dissoluta e dedita al
piacere di questo personaggio: a partire da quando posa come modello per il ritratto
eseguito dal pittore Basil Hallward (un convincente Filippo Brunori). Guardando per la
prima volta la sua effigie, il bel Dorian si rende conto che il suo aspetto non
conserverà in eterno la giovanile bellezza e, per non essere aggredito dai segni del
tempo, stipula inconsapevolmente un patto col diavolo. Sarà il suo ritratto a
invecchiare, mentre lui continuerà a essere giovane e bello. Frequentando la casa di
Basil, il giovane Dorian conosce Lord Henry Watton e rimane affascinato dal suo cinismo.
Sarà proprio Lord Henry a introdurre Dorian al "vivere estetico", un'esistenza
di piaceri e nefandezze che porterà il giovane ad uccidere il vecchio amico Basil o a
causare, in vari modi, la morte di molte delle persone che gli stanno intorno. Lo
spettacolo si prende alcune libertà rispetto al romanzo: ad esempio la giovane Sibyl
Vane, magistralmente interpretata dalla versatilissima Silvia Dolfi, non è un'attrice, ma
una cantante lirica; inoltre molti personaggi sono creati appositamente, come Maryanne,
l'amica di Sybil che da Dorian avrà un figlio.
Il ritmo dello spettacolo scorre come si trattasse di una pellicola cinematografica; le
scenografie si inseriscono perfettamente nell'impianto narrativo, così come i pregevoli
effetti visivi. Che dire del terzetto dei protagonisti? Per Tato Russo basta accennare al
raffinato stile registico e all'istrionica verve interpretativa; Michel Altieri conferma
la sua bravura come performer, nonché la perfetta aderenza al personaggio, vista la sua
notevole bellezza; lo spessore del personaggio di Maryanne, interpretato con molta
incisività da Irene Fargo (che in questa stagione abbiamo già avuto modo di apprezzare
in "Cleopatra"), è un'ulteriore prova della meravigliosa sensibilità artistica
della cantante.
Insomma, un "Ritratto" che rapisce con la potenza della musica teatrale, con la
lussuosa confezione della messa in scena e col calore di interpretazioni ad alto livello.
Roberto Mazzone