MY FAIR... GAIA

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Gaia de Laurentiis e Corrado Tedeschi

Trieste, 13 luglio 2004 – Semplice ed elegante, di bianco vestita, Gaia de Laurentiis fa da padrona di casa e mi accoglie nella platea vuota della Sala Tripcovich in un tardo pomeriggio di luglio, stranamente fresco e ventilato, per un'intervista dopo il debutto di My fair lady, il musical di Lerner & Loewe che la vede protagonista, per la regia di Massimo Romeo Piparo e al fianco di Corrado Tedeschi e Gian, nel Festival Internazionale dell'Operetta di Trieste. Un debutto atteso in primis dalla stessa Gaia, che ancora ha nelle orecchie gli scroscianti applausi che il pubblico triestino ha riservato per lei."Penso che abbia del miracoloso il fatto che sono riuscita a mettere tutto insieme!", esordisce la giovane attrice. "La parte recitata, la parte ballata e la parte cantata... Vabbè, quella recitata era più nel mio lavoro, dove avevo più esperienza e mi sentivo più pronta. Cantare e ballare, non l'avevo mai fatto. Abbiamo lavorato sulle tre cose separatamente e più o meno mi sentivo a mio agio... Ma quando abbiamo messo insieme le tre cose, mi sembrava che fosse una montagna insormontabile! Poi, andando avanti con le prove, mi sono allenata veramente tanto, e la prima impressione dopo la prima è che... penso che ce l'abbiamo fatta!"

Come sei arrivata a fare Eliza Doolittle?

(sorride) "Mi hanno chiamata! Un giorno mi ha contattato la mia agenzia chiedendomi se sapessi cantare... Mah, so di essere molto intonata, ma da qui a dire che so cantare... In accademia ho studiato canto, come il ballo, ma poi nel lavoro, una volta diplomata, non ho mai avuto modo di fare un po' di palestra in questo senso... e insomma mi hanno detto che Massimo Piparo voleva farmi fare una prova col direttore d'orchestra; sono andata, abbiamo fatto la prova... e ho iniziato a lavorare."

Nel nostro immaginario ci sono Eliza Doolittle interpretate da Julie Andrews, Audrey Hepburn, Delia Scala... il confronto è e sarà inevitabile, penso. Tu come lo prendi?

"Io penso che il confronto sia una cosa tipicamente italiana, perché in Inghilterra e in America, Eliza Doolittle l'hanno fatta tantissime Francesca, Antonella, Elena... per cui è una cosa molto nostra, questa del confronto... Sinceramente non ci penso! Quando mi hanno chiesto di fare "My Fair Lady" ho subito comprato il dvd del film con Audrey Hepburn, ma l'ho fatto istintivamente, e in realtà è ancora a casa, chiuso! Perché al di là del fatto che sia un "mostro sacro", che siamo diverse in tutto, siamo anche di generazioni diverse... Mi preoccuperebbe molto di più se ci fosse una grande attrice di oggi, che magari recentemente avesse fatto Eliza con successo, allora sì che ci penserei... Ma così lo sento lontano nel tempo, mi sembrano un po' i racconti di mia mamma... Non mi viene proprio di paragonarmi a loro!"

Ma il successo sempreverde di questo musical, visto dal di dentro?...

"Beh, ci sono vari motivi... intanto è in un certo senso moderno, perché presenta delle caratteristiche maschili e femminili che sono, nel tempo, sempre valide. Accentuate, certo, però alla fine sono quelle, magari grottesche... poi c'è il riscatto di Eliza, in cui le donne si immedesimano e provano molto piacere... Forse risulta un po' il datato nel finale, ma comunque è uno spettacolo comico, fa ridere, ci sono dei meccanismi comici all'interno che sono veramente intramontabili."

Il rapporto con il resto della compagnia?

Ottimo. Siamo tutti molto affiatati, e anche se siamo tanti – non avevo mai lavorato con un gruppo così numeroso – e non leghi proprio con tutti, non c'è nessuno con il quale non andrei a cena domani.

Ma l'essere un volto noto, come te, quanto influisce nella percezione del pubblico?

Se non facessi televisione e non fossi un volto noto, non avrei fatto lo spettacolo... chiaramente la scelta di Piparo è stata quella di prendere due nomi televisivi, perché fa nome e fa cartellone, fa gioco. Comunque ha scelto due persone che di teatro ne hanno fatto e ne fanno tanto... e nel pubblico ci sono da una parte un po' di fucili puntati, pronti al varco, dall'altra ci sono quelli che ti amano 'televisivamente' e tifano per te. C'è da dire che fortunatamente io non sono un personaggio televisivo che si presta alla "cattiveria" della gente, come ce ne possono essere altri, e verso i quali il pubblico può già partire con dei preconcetti... Ecco, in questo caso per un personaggio televisivo fare teatro è più difficile.

Hai visto qualche musical in questa stagione? Sei appassionata del genere o è un mondo nuovo?

Ho visto il "Jesus Christ Superstar" di Piparo... ma sono appassionata di musica in genere, del resto provengo da una famiglia di musicisti, sono proprio cresciuta nella musica e ne ho un sacro ed esagerato rispetto. Infatti continuavano a dirmi, all'inizio durante le prove, che l'unica che aveva molto timore nel cantare ero io! Mi hanno sempre spinto a buttarmi, a non avere troppi tabù. Però, appunto, essendo cresciuta in un ambiente di musicisti, e anche di alto livello, avevo questo rispetto sacro, per cui io non posso da profana "buttarmi" a cantare.

Se ti proponessero un altro musical?

Beh, ben volentieri, se mi proponessero un altro vuol dire che questo è andato bene! Poi ovviamente dipende dal musical... Questo ha un personaggio che è meraviglioso: come età, caratteristiche fisiche e di recitazione non è l'opposto mio...

Ma di te nel personaggio cosa c'è?

Dunque... a parte il fatto che non debba esserci necessariamente qualcosa di me, perché il palcoscenico è finzione, uno recita... anzi, più un personaggio è lontano da te, più è divertente farlo! Ma per rispondere alla tua domanda... Elisa ha un lato molto infantile ed uno molto maturo, che sicuramente è una caratteristica mia: ho degli atteggiamenti estremamente infantili nella vita, e poi esco di colpo con delle cose molto mature, a volte anche molto più della mia età, come se ci fosse un'esperienza più grossa alle mie spalle... e questo da sempre, anche quando avevo vent'anni avevo dei lati molto molto maturi e poi delle cose molto bambinesche.

Cos'è più facile, quindi, fare la parte della rozza fioraia o dell'elegante e raffinata Elisa Dolittle?

Mah, in modi diversi c'è un'uguale difficoltà. Nella parte della fioraia la difficoltà che ho incontrato è stato nella cadenza siciliana che Massimo Piparo ha dato alla parte; io che sono romana, mi sarebbe stato più facile che so, l'umbro, il toscano... Ecco, qui mi sono accorta quanto è importante l'orecchio musicale, riuscire a parlare in quel modo ha la stessa difficoltà che cantare... e poi la difficoltà ad imparare a memoria tanti verbi sbagliati! Guarda, imparare a memoria una cosa sbagliata è molto più difficile di impararla giusta! Infatti c'è un punto in particolare nello spettacolo che non sono riuscita a fissare così come è scritto, so solo che devo dirlo sbagliato... ed ogni volta lo dico sbagliato in modo diverso!

Cosa ti piace in particolare di questa nuova esperienza?

Mi piace molto il lavoro di gruppo, il fatto che il risultato sia dovuto a tante persone ognuna in egual modo importante in quel momento. E' molto bello, assomiglia molto agli sport di squadra... e il musical, da questo punto di vista mi gratifica all'ennesima potenza!

Lascio a malincuore Gaia e la nostra piacevole chiacchierata per tornare nel caotico traffico triestino. "My fair lady", dopo il fortunato debutto nel capoluogo giuliano, sarà a Modena e Cortona, poi da gennaio 2005 al Teatro Nazionale di Milano.

Francesco Moretti

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