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LORETTA GOGGI

DI FRANCESCO MORETTI

Udine, 14 Ottobre 2001. Mi accoglie nel camerino con un sorriso grande così. Manca un'ora e mezza all'inizio dell'ultima replica udinese di "Hello, Dolly!", Loretta Goggi deve prepararsi per il trucco prima di entrare in scena.
"Prima di cominciare, possiamo fare una foto?", azzardo, con la Kodak già in mano.
"Certamente, ma solo per ricordo, eh? Devo ancora truccarmi..."
Il giornalista si trasforma un attimo in fan e click!, con la collaborazione della gentilissima responsabile marketing del Teatro Nuovo "Giovanni da Udine", la foto è scattata, pronta per l'archivio personale.
Dunque, Loretta Goggi. Una carriera da show-woman a tutto tondo: attrice, presentatrice, cantante, ed ora grande protagonista di "Hello, Dolly!", macchina spettacolare tritatutto baciata da un successo che trionfale è dire poco. Tutto esaurito ovunque, standing ovations, applausi a scena aperta come pochi se ne sentono. A Udine come a Milano, a Bologna come a Trieste. E la tournee è appena cominciata. Lo scorso anno, tra l'altro, Loretta Goggi è stata premiata dall'associazione "Amici del Musical" con un riconoscimento speciale proprio per "Hello, Dolly!"[il premio speciale IMTA "Artista dell'Anno" n.d.r.].
"L'ho ricevuto per vie traverse, putroppo non sono riuscita a ritirarlo di persona", racconta l'attrice. "Ma mi ha fatto ugualmente un grande, grande piacere."
"Hello, Dolly!" ha debuttato a Trieste, due anni fa, adesso è a Udine. Trova differenze nel pubblico?
"Il pubblico, secondo me, è diverso non solo da città a città, ma da sera a sera. E' difficile fare un paragone, perché dipende dalle giornate: quelli che vengono alla domenica hanno una reazione, gli abbonati un'altra, quelli che vedono uno spettacolo teatrale per la prima volta hanno ancora un diverso atteggiamento, quindi è difficilissimo da dire quali siano le differenze, però..."
Però?...
"Direi che Trieste è stata un po' più estroversa, forse meno timida, anche durante lo spettacolo. A Udine rispettano la storia per non interrompere, per non disturbare, ma poi alla fine esplodono."
Come ha accettato il ruolo di Dolly?
"All'inizio non volevo farlo", confida Loretta. "Perché per la prima volta, dopo ventidue anni, mi avevano proposto di lavorare in estate. E da quando sto con il mio compagno, ci siamo sempre detti: tutte le fatiche possibili, lontani tutto l'anno, ma l'estate è sacra, la teniamo solo per noi. E quando mi hanno proposto Dolly mi hanno spiegato che dovevamo debuttare in agosto, quindi giugno, luglio andavano per le prove. E poi il ruolo aveva una storia teatrale e cinematografica con delle interpreti molto forti. Allora la prima cosa che mi sono detta è stata quella di non vedere niente di quello che era già stato fatto, affrontare il ruolo come una lavagna pulita. E leggendolo, potevo già trovarci tutte le possibilità per una attrice, oltre che per una cantante o ballerina, di interpretarlo a tutto tondo, di trovarci tutti i risvolti umani, cialtroni, generosi, interessati, intriganti, arruffoni, tanti e tanti aspetti che ho cominciato a sentire tachicardia, sudore alle mani, oddio che paura, oddio che paura, ok, la faccio." (E qui Loretta esplode in una delle sue inconfondibili risate)
Ed è andata bene... Si aspettava un successo così clamoroso?
"Sinceramente no. Ma teatralmente sono sempre stata molto fortunata. A parte l'esperienza quando avevo sedici anni, nella Scuola delle mogli di Moliere, con Ave Ninchi e Antonio Krast, recitai con Gigi Proietti nel 1981 in Stanno suonando la nostra canzone, e poi con Dorelli nel 1995 in Bobby sa tutto. Ovunque tutto esaurito, e critiche bellissime. Ma non sempre le ciambelle riescono col buco, questa volta avevo un certo timore, perché avevo pure il nome in ditta, quindi con una responsabilità ancora più grande. E quindi confidavo nella bellezza del testo, nel fatto che conoscessimo tutti le canzoni... ma un successo così, no."
Ed è un altro musical targato Marconi. Che idea si è fatta di lui e della Compagnia della Rancia?
"Ho apprezzato da sempre i tentativi della Rancia di fare musical, quando i soli a detenere il titolo in questo campo erano Garinei e Giovannini. E' stato bello vedere la voglia e la tenacia di questa compagnia, che con pochi mezzi e con una credibilità tutta da conquistare presso il pubblico e le star, ha fatto così tanto per il musical in Italia. Quando ho visto Grease, ho capito che Saverio ha veramente un grandissimo amore per questo genere, una vastissima conoscenza nel campo, un ottimo regista, insomma non posso che dire quello che già dicono i giornali."
Torniamo a Dolly: di Loretta Goggi, nel personaggio, cosa c'è?
"Come tutti i personaggi che uno interpreta... c'è tutto e c'è niente. Ci sono tutte le parti più intime di un attore in ogni ruolo che fa, anche nei sentimenti che non prova: c'è comunque il tuo filtro, il tuo modo di essere, il tuo modo di odiare, per esempio, che non è uguale al suo; e in qualsiasi personaggio ci sono tante cose che poi non ti assomigliano, anche perché io non sono ancora riuscita a sposarmi, come fa Dolly! Sono ancora una zitellona!..." (e qui un'altra fragorosa risata)
Le pesa il confronto con la Dolly della Streisand?
"Come ho detto prima, non ho voluto vedere niente, e quindi non mi pesa. Ma devo dirle la verità, leggendo le critiche sono rimasta sempre incantata dal fatto che mi abbiano detto che non faccio rimpiangere nessuna delle interpreti precedenti. E mi fido di quello che dice la critica."
Sempre a proposito di grandi ruoli e di grandi musical... più di qualcuno vede lei in un ruolo che è molto bello e molto difficile: quello di Norma Desmond in "Sunset Boulevard" di Andrew Lloyd Webber. Le piacerebbe?
"Guardi, è una cosa che mi è stata già ventilata da un produttore, con Lloyd Webber che ha fatto il mio nome! E ne sono molto, molto onorata. Non so come mi conosca, tramite quale tipo di racconto sia venuto a conoscenza di me, perché l'estero non l'ho mai frequentato nemmeno per sbaglio, tranne che come cantante con "Maledetta primavera", ma non credo... E quindi è una cosa alla quale sto pensando. Anche se c'è una piccola cosa che mi preoccupa, e non è il fatto che dovrei interpretare una donna più anziana di me, perché non me ne importa niente, anzi, mi divertirebbe molto affrontare un ruolo di donna più matura. Ma... è che non c'è nemmeno una parola di parlato, è quasi tutto cantato e io non so se questo al pubblico italiano possa piacere... ho paura che solo con il canto molte parole si perderebbero."
Dunque glielo hanno già proposto... ma si muove qualcosa?
"Non ho detto né si né no. Siccome sono impegnata con Dolly, è un progetto comunque a lunga scadenza, che non posso certo fare domani."
Grande Loretta, i fan di "Sunset Blvd" non aspettano altro. Intanto un'altra tappa della tournee italiana di "Hello, Dolly!" si chiude con l'ennesimo trionfo. I motivi ci sono tutti: canzoni splendide (a parte la song del titolo, la stessa Goggi si esibisce in un assolo da brivido con "Before the parade passes by"), numeri corali entusiasmanti, coreografie piene di inventiva, scenografie semplicemente splendide, traduzioni aculate e non banali. Manca all'appello la band dal vivo, sostituita egregiamente da una base che - finalmente!- non sovrasta le voci.
Da qui a gennaio, data dell'ultimo spettacolo, tanti altri teatri accoglieranno Loretta Goggi, Paolo Ferrari, Renata Fusco con l'entusiasmo di sempre. C'è da giurarlo.

Frncesco Moretti

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