Trieste, luglio 2005 - Spassoso, irriverente, divertente, godibilissimo, in una parola: imperdibile! E' Nunsense, il musical delle suore, visto a Trieste al suo debutto al Festival Internazionale dell'Operetta, unica vera novità in un cartellone "recuperato" e allestito in gran fretta. Fabrizio Angelini e Gianfranco Vergoni hanno confezionato un musical che è un gioiello di comicità, travolgente come le cinque scatenatissime suore protagoniste, formidabile come la band "francescana" che suona dal vivo sul palco. Bisogna nominare tutti gli artefici di questo piccolo capolavoro, portato in scena con intelligenza e tanta, tanta professionalità: Lisa Angelillo, che è Suor Maria Regina, la madre superiora rigorosa ma non troppo (e la scena in cui annusa "involontariamente" un eccitante fa venir giù il teatro dalle risate); Serafina Frassica, paciosa e irresistibile Suor Maria Uberta; Paola Lavini, la "sostituta" con vena da grande star Suor Robertanna, che sfodera forse la voce migliore dello spettacolo (macché, le altre non sono assolutamente da meno); Elisa Santarossa, tenera, spaesata e spassosa Suor Maria Amnesia che si cimenta pure con un pupazzo ventriluoquo; e Francesca Cinanni, la novizia con velleità da ballerina Suor Maria Leonella: la sua esibizione nella parodistica "morte della suora" è uno degli altri show-stopper. Precisi e straordinari i frati della band: Giovanni M. Monti al pianoforte, Andrea Calandrini alle tastiere, Luca Rizzo al sax/clarinetto/flauto, Armando Croce alla batteria. I quattro sostengono lo spettacolo con ritmo, brio, freschezza. La traduzione e l'adattamento in italiano sono i migliori finora sentiti; e i riferimenti auto-citazionisti e alla realtà locale ed italiana calzano a pennello. Nunsense vuol dire due ore di autentica spensieratezza, dal momento in cui le suore accolgono gli spettatori in sala, intrattenendoli con battute e quattro chiacchiere, a quando le luci si abbassano e lo "spettacolo nello spettacolo" deve iniziare. Il pretesto è infatti esile ma efficace, ed anche vagamente macabro (dopotutto il titolo gioca proprio tra "senza senso" e "suora" in inglese): sono morte una cinquantina di suore per botulino, sono finiti i soldi e per seppellire le ultime quattro, momentaneamente "parcheggiate" in frigorifero, le cinque sorelle con velleità artistiche allestiscono uno spettacolo di beneficenza, che è poi quello che vediamo. Ognuna racconta la sua storia, ognuna dà il meglio di sé tra battute, doppi sensi, momenti di gran cabaret, luci, piume e pailettes e persino un esilarante quiz per il pubblico con tanto di premi… a tema. Purtroppo il pubblico triestino, distratto dall'attesa per una Vedova allegra di lusso (con Fiorenza Cedolins e diretta da Daniel Oren) e stritolato dall'ingombrante mega-concerto di MTV diretto concorrente, ha lasciato la sala Tripcovich semivuota: uno di quei casi in cui la presenza del pubblico è inversamente proporzionale alla qualità dello spettacolo, premiato comunque con un interminabile applauso e una emozionante "standing ovation".
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