2 Febbraio 2000, Teatro Alfieri di Torino
In un momento di relax prima dell'apertura del sipario sull'ennesima replica di
"Sette Spose per Sette fratelli" ho incontrato Raffaele
Paganini. Ecco l'intervista che mi ha gentilmente concesso:
Travaglio: Com'è nata
la tua passione per la danza e per il canto ?
Paganini: Non c'è stato un momento preciso: mio padre mi ha fatto amare la danza
e mia madre il canto e nella nostra numerosa famiglia eravamo tutti amanti dello
spettacolo.
Travaglio: Quand'è che hai scoperto che sarebbe diventata una professione?
Paganini: Molto presto, a 18 anni dopo aver frequentato la Scuola di ballo
dell'Opera di Roma ho iniziato a far parte del Corpo di ballo dell'Ente in qualità di
solista.
Travaglio: Com'è avvenuto il tuo incontro col musical?
Paganini: Quasi per caso: nella stagione 95-96 ho interpretato "Un Americano
a Parigi" che prima avrebbe dovuto essere solo un balletto, ma poi è diventato un
musical vero e proprio, con Rossana Casale. Abbiamo fatto due anni di repliche, è stato
un grande successo. Poi ho iniziato la mia collaborazione con Saverio Marconi in
"Cantando Sotto la Pioggia", che ha avuto un enorme riscontro di pubblico e
critica. Adesso le mie stagioni si dividono tra la danza (Bolero, Sherazade) e il musical
(dopo "Sette Spose" farò "Dance!")
Travaglio: Parlaci della tua collaborazione con Saverio Marconi
Paganini: E' stato fondamentale per la mia crescita artistica, mi ha insegnato a
recitare, a respirare.
Travaglio: Qual è il segreto del successo senza tempo di "Sette Spose Per
Sette Fratelli" ?
Paganini: Forse la trama: è una bella favoletta, con personaggi molto simpatici e
che prevede grandiosi numeri di danza senza interrompere l'azione. E poi grazie all'enorme
successo del film è diventato un titolo di grande popolarità.
Travaglio: Ho notato un grande feeling tra tutti i componenti della compagnia, di
chi è merito ?
Paganini: Del grande piacere che, nonostante la fatica, procura l'esecuzione di
questo spettacolo, che crea una grande armonia e nessun divismo da parte dei protagonisti
nei confronti del resto della compagnia. Siamo tutti innamorati di questo spettacolo e
sicuramente esprimiamo questo amore al pubblico che affolla il teatro ogni sera.
Travaglio: Il futuro del musical italiano è nel grande repertorio americano e
britannico o si cercherà sempre di più di puntare su spettacoli originali italiani?
Paganini: Sicuramente il futuro è nei musicals originali in italiano, anche se su
questo punto di vista siamo ancora indietro. Forse sarà proprio il nostro prossimo
progetto, "Dance", ad avviare una serie di nuovi spettacoli. Le musiche di
Gianluca Cucchiara sono un perfetto esempio di musica teatrale, con continui cambi di
ritmo e una grande energia.
Travaglio: Qual è il ruolo di un musical che hai sempre sognato di interpretare
ma non ne hai ancora avuto l'occasione?
Paganini: Zach in "A Chorus Line", mi ha sempre affascinato e non
escludo un giorno di interpretare, anche se è un ruolo che non prevede mai la danza. E'
infatti un personaggio che ricopre un ruolo che ho vissuto in prima persona e parla di
cose che mi riguardano da vicino e che sento profondamente mie.
Travaglio: Quanto è stato importante l'apporto delle traduzioni in italiano
nella nascita del musical in Italia ?
Paganini: E' stato fondamentale, pochissimi in Italia hanno una padronanza
dell'inglese tale da comprendere le liriche di un musical. Questo tipo di spettacolo deve
essere rivolto al pubblico più vasto possibile, deve piacere ed essere fruibile dal
cultore come dalla casalinga che vuole semplicemente passarsi una serata divertente e
quindi le parole devono essere comprensibili a tutti.
Travaglio: Quali emozioni e soddisfazioni ti sta dando "Sette Spose Per
Sette Fratelli" ?
Paganini: La possibilità di conoscermi in un nuovo ruolo, di ricominciare da
capo, di rimettermi in gioco. Inoltre mi da modo di recitare, cosa che faccio da tre anni
solamente, grazie all'incontro con Saverio Marconi, e questa esperienza mi arricchisce e
mi fa crescere artisticamente.