PIA DOUWES COME MARIA CALLAS? Dalla capitale della
musica fino al Giappone, viaggio nel Musicalboom in lingua tedesca
Pia Douwes come Maria Callas? Certamente sì. Perché dall’Austria in su il
“musical” è un vero e proprio fenomeno di costume, che mobilita fans e
media in egual misura. I produttori della prima edizione in lingua tedesca di
“Cats”, nel lontano 1983, non immaginavano di certo che la loro iniziativa
avrebbe prodotto una vera e propria rivoluzione nel mondo teatrale, destinata a
portare il musical tedesco molto, molto lontano. Fino alla Svezia, a nord, e
fino al Giappone, a est.
In particolare, il musical a tema storico, da “Elisabeth” in poi,
rappresenta il genere più amato dal pubblico e dai compositori austriaci,
tedeschi e olandesi, con trame solitamente basate su ricostruzioni appassionanti
e coinvolgenti ma al tempo stesso storicamente fondate, che rendono il musical
“germanico” non soltanto un piacevole prodotto di evasione ma anche un
felice incontro fra spettacolo, storia e letteratura. Basti pensare a “Ludwig2”,
musical dedicato al tormentato cugino di Elisabetta d’Austria, Ludwig II di
Baviera, il Märchenkönig, il re
delle fiabe, che viene replicato con successo dal 2005 nel teatro appositamente
costruito a Füssen, incantevole località turistica nei pressi del “castello
delle favole”, Neuschwanstein. O ancora a “Rudolf, the last kiss”, di
scena in prima mondiale all’Operett Színház di Budapest
(non a caso, un ex territorio asburgico su cui l’Austria esercita
ancora un’influenza culturale notevole), che rappresenta il dramma
dell’Arciduca Rodolfo, figlio di “Elisabeth” morto suicida a Mayerling con
la sua amante diciassettenne Maria Vetsera. E, ancora, “Mozart!”, largamente
ispirato al carteggio mozartiano, che mostra al pubblico il lato umano del
grande genio salisburghese, eroe tragico che lotta contro coloro che vorrebbero
strumentalizzare il suo talento (il
padre ed il patrono). Carisma dei personaggi e fascino di musiche ed
allestimenti rappresentano il connubio perfetto che induce migliaia di
spettatori ad assistere più e più volte alle numerose repliche.
Anche gli adattamenti letterari godono di un discreto successo: il musical
olandese dedicato ai tre moschettieri, pluripremiato all’Ahoy’ Musical
Awards Gala (l’Oscar del musical olandese), con costumi “fetish” e una
straordinaria Pia Douwes nei panni di una “dark-Milady” de Winter è già al
terzo allestimento anche in Germania (da novembre all’Apollo Theater di
Stoccarda). Spasmodica attesa e una maxi-campagna pubblicitaria (con tanto di
Gloria Gaynor che ha cantato il tema principale alla prima mondiale) per il
nuovo musical della coppia Kunze & Levay, “Rebecca”, ispirato
all’omonimo romanzo di Daphne du Murier (dal 28 settembre al Raimund Theater
di Vienna).
Il successo degli allestimenti dipende, in parte, anche dalla popolarità degli
interpreti che, come le star di Hollywood o le dive del belcanto, godono di una
celebrità e di una visibilità assolutamente sconosciute ai cantanti italiani.
L’olandese Pia Douwes, pronipote di Doris Day, rappresenta la vera e propria Musicaldiva.
Nata ad Amsterdam nel 1964, Pia ha studiato danza a Londra e canto a Vienna,
dove iniziò nel 1986 la sua luminosa carriera con una parte secondaria nella
prima viennese de “La piccola bottega degli orrori”. Scalando passo dopo
passo la vetta del successo, Pia riuscì ad ottenere, nel 1992, la parte di
Elisabeth nella prima mondiale del musical, ruolo che ha interpretato centinaia
di volte fra Austria, Germania e Olanda. Dopo il 1994, forte della celebrità
acquisita, ha interpretato Rizzo in “Grease” (Vienna) ed una struggente Eva
Peròn nell’edizione olandese di “Evita”. Nel 2003 ha rivestito i panni di
Milady de Winter nell’edizione olandese dei “Drei Musketier” (Rotterdam),
parte che avrebbe nuovamente interpretato nella prima tedesca del musical
(Berlino, 2005). Nel 2004 la consacrazione internazionale, come prima cantante
olandese ad interpretare un ruolo da protagonista a Broadway, nei panni della
Velma Kelly di “Chicago”. Partecipazioni televisive, gala del musical, e più
di 25 cd incisi hanno contribuito notevolmente alla sua fama. Di recente ha
interpretato ancora una volta il ruolo che l’ha resa celebre all’Apollo
Theater di Stoccarda, fino all’ultima rappresentazione del 17 settembre,
accanto al giovane cantante bavarese Florian Silbereisen.
Dall’Olanda vengono anche Maya Hakvoort e Maike Boerdam, altre due celebri
interpreti di Elisabeth. E non è un caso. In Germania e Olanda, infatti, dire
musical significa dire “Stage Entertainment”, multinazionale olandese dello
spettacolo che, con 11 teatri dedicati in Germania e altri 4 in Olanda, una
prestigiosa scuola di recitazione destinata a formare le nuove leve (la Joop van
den Ende Academy) ed un fatturato di 500 milioni di Euro, ha svolto un ruolo di
primo piano nella promozione del musical in lingua tedesca, sostenendone
l’evoluzione ed il suo felice connubio con il settore turistico, secondo
modalità ben note a città come Verona.
Ma il Musical, nei paesi di lingua (o influenza) austro-germanica, rappresenta
non solo un business straordinario per produttori e albergatori, ma costituisce
anche uno dei più importanti poli d’attrazione per artisti internazionali,
che vi trovano un humus fertile per far fiorire le proprie capacità, e poterle
offrire ad un pubblico sensibile e accogliente. È il caso, per esempio, del
cantante turco (nato in Germania) Śerkan Kaya (applaudito Luccheni
nell’ultimo allestimento viennese di Elisabeth), dell’americana Janet Marie
Chvatal (Sissi in Ludwig2), dell’ungherese Máté Kamarás
(“Morte” nell’ultimo Elisabeth viennese) o dei numerosi cantanti
scandinavi come Jasper Tyden.
A Vienna, capitale della musica, tutto ciò che ruota intorno al mondo del
musical viene gestito in via pressoché esclusiva dai Vereinigte Bühnen Wien, i
Teatri riuniti di Vienna, che hanno non soltanto prodotto lavori celebri come
“Elisabeth”, “Mozart!” o “Romeo & Julia”, ma ne hanno anche
curato l’adattamento e la diffusione all’estero,
in particolare nei paesi che un tempo appartennero alla corona degli Asburgo,
collaborando in particolare con il Teatro dell’operetta (Operett Színáz) di
Budapest, il Teatro Verdi di Trieste e il Ta Fantastika di Praga.
Un successo destinato a crescere, e che può insegnare molto al mondo dello
spettacolo italiano.
Andrea Duranti |