GUIDI PORTA IN ITALIA IL MUSICAL NOIR
Era
visibilmente soddisfatto il simpatico autore Douglas J. Cohen mentre, chiamato alla
ribalta dal neo-regista Gianluca Guidi, riceveva il meritato applauso in conclusione
dell'anteprima di "Serial Killer Per Signora", versione italiana del suo
successo off-Broadway "No Way To Treat A Lady". Soddisfatto e stupito che una
musical-commedy così poco italiana, claustrofobica e sottile, abbia divertito, e molto,
la platea estiva dell'incantevole Piazza S. Agostino di Borgio Verezzi.
Perchè "poco italiana"? innanzitutto per la storia, costruita
sull'incontro-scontro di un serial-killer, ossessionato dal ricordo della madre scomparsa,
con un detective la cui madre invece, per somma disgrazia, è ancora viva a interferire e
rovinare la vita privata del figlio. Morale della favola, liberiamoci di mammà, mentre
siamo in tempo, se non vogliamo essere per sempre seguiti dalla sua ombra. Difficile da
digerire per una nazione "mammona" come la nostra, non trovate?
Pochissimo italiana anche la musica, affatto melodrammatica ma continuamente spezzettata e
nervosa, raramente incline a aperture liriche o melodiche. Un classico esempio di
Broadway-style, sound forse un po' datato ma aderente alla vicenda drammatica.
Interessantissimi alcuni numeri d'insieme e l'orecchiabile motivo d'apertura ("I Need
A Life" nella versione originale) che torna più volte lungo la storia. Per il resto
divertenti siparietti, pastiches in salsa spagnoleggiante, parodistici inni alla
notorietà, duetti d'amore riflessivi e credibili ma mai troppo memorabili.
Per nulla italiana infine l'ambientazione, una New York spettrale e noir, ben ricostruita
dalla scenografia di Alessandro Chiti: due grattacieli contorti, di cui vediamo solo i
fianchi, da cui escono continuamente i praticabili corrispondenti alle varie abitazioni
dei personaggi. In mezzo uno sfondo colorato crea effetti di controluce assai suggestivi.
Come è stato possibile questo successo in un paese come il nostro, che sembra divertirsi
soltanto alle commedie teatrali più solari e spensierate, magari con un pizzico di
kitsch?
Una grande fetta del merito va sicuramente assegnata a Gianluca Guidi. Smessi ormai da
tempo i panni di "Dorellino", grazie all'invidiabile scuola di Gigi Proietti (si
vede aleggiare il suo stile e certe sue caratterizzazioni, qua e là) ha diretto questo
strano musical con misura, scegliendo il ritmo appropriato alle varie scene. Mancano forse
le idee geniali e certi movimenti gestuali del cantato non risultano troppo naturali ed
espressivi, ma i tempi comici sono perfetti e gli attori ben impiegati. Un buon esordio
alla regia.
Ma la fonte primaria di divertimento ha un nome e un cognome, Christian Ginepro. Viso noto
dei musical-lovers (l'abbiamo visto in A Chorus Line e Sette Spose Per Sette Fratelli)
interpreta il ruolo del detective Morris ed è irresistibile e inarrestabile. Preso tra
l'incudine della (p)ossessiva madre, il martello di Sarah Stone, girl-friend da poco
conosciuta, e le insistenti telefonate dell'assassino in cerca di notorietà, il bravo
interprete gigioneggia, canta, balla (accenna anche una comicissima piroettante
coreografia classica firmata da Stefano Bontempi) e si prende molti meritati applausi a
scena aperta. Il primo atto in particolare contiene moltissimi momenti comici con Morris
al centro di infinite disavventure. Ridiamo di quelli che sono i nostri tic, le nostre
insicurezze, portate qui all'esagerazione.
Accanto a Christian, nei panni delle due madri e in quelli di altre infinite
caratterizzazioni, ci siamo goduti la talentuosa Crescenza Guarnieri (Sheila nell'ultimo A
Chorus Line). Quest'attrice è versatile, ha il raro dono della simpatia trascinante e
affronta con la medesima disinvoltura i ruoli di carattere come quelli più drammatici.
Il Serial Killer del titolo è Massimiliano Giovannetti, che ha al suo attivo molte
esperienze sia come assistente alla regia di registi del calibro di Proietti e Piparo, sia
come attore (era nel cast di My Fair Lady). La sua interpretazione del figlio d'arte
fallito che uccide per raggiungere la celebrità è piena di pathos, intensa, ma non manca
neppure a lui il talento per le trasformazioni. Ed eccolo diventare prete, cuoco francese,
ballerino spagnolo, tutti i personaggi insomma che il killer indossa per avvicinare le
ignare vittime.
Completa il quartetto Cristina Ginevri (RENT, I Figli Della Lupa) la fidanzata Sarah
Stone, che lascia, non senza ripensamenti, il suo mondo dorato di intellettuali e artisti
contemporanei per amore dello scialbo e imbranato detective. La parte è molto impegnativa
e intensa, ma Cristina se la cava egregiamente sia nel canto che nella recitazione.
Un altro asso nella manica di questo show lo fornisce l'ottima traduzione di Giorgio
Calabrese, già paroliere per Mina e altri grandi della canzone (sua ad esempio la
celeberrima "E Se Domani"). Tutti i versi seguono perfettamente senso e metrica,
dimostrando che la nostra lingua, se maneggiata da veri professionisti, può essere
impiegata egregiamente anche per il musical. Anche lui è salito, raggiante, sul palco di
Borgio a ricevere gli applausi: è un bene che si inizino a valorizzare anche gli autori.
L'Italia del musical ha tanto bisogno di loro!