Trieste, 30 ottobre 2004 - Si potrebbe citare Eliza Doolittle: "Oh, che bella favola!...", e infatti per un attimo sembrano riecheggiare le note di My fair lady, in un piacevole gioco di rimandi e citazioni tra un musical e l'altro, tra cinema e teatro, dall'eleganza innata dell'indimenticabile Audrey Hepburn a quella solare e genuina della nostra Serena Autieri.
E' davvero una bella favola, questo Vacanze Romane che ha inaugurato il suo primo tour nazionale partendo dal Teatro Rossetti di Trieste, in questi giorni invasa da una marea di tricolori che festeggiano il 50° anniversario del suo ritorno all'Italia. E in questa atmosfera così particolare, il regista Pietro Garinei - triestino di nascita, romano d'adozione - ha saputo portare una ventata di romanticismo, sogno e buoni sentimenti in una confezione teatrale di grande impatto e suggestione.
E' un vero kolossal, questo spettacolo: in uno scorcio dietro l'altro, ricostruiti in scena con stupefacente maniacalità da Uberto Bertacca, ricrea panorami romani di un verismo senza pari, tra tinte pastello, orizzonti aperti e monumenti. L'apparizione della scalinata di Trinità dei Monti - con tutti quei fiori sembra un quadro di Botticelli - e in finale del primo atto quella a sorpresa della fontana di Trevi, strappano applausi a scena aperta.
In questo bell'adattamento dal grande schermo a teatro non poteva mancare la mitica Vespa (ricordate la bella sequenza in cui Gregory Peck scorrazza Audrey Hepburn a spasso per la Città Eterna? A teatro è rifatta con un curioso espediente scenico), che entra in scena come una star.
La bravura degli interpreti (Serena Autieri qui nei panni della principessa Anna, costretta nei soliti rigidi cerimoniali e bramosa di libertà - l'avevo già sentita, ma Massino Ghini cantante è stata una graditissima sorpresa) passano quasi in secondo piano in un allestimento sfarzoso come questo: la vera protagonista è Roma, la bizzarra avventura della principessa Anna in "libera uscita", scortata dal giornalista Gianni Velani e dal collega fotografo Otello (uno spassoso Christian Ginepro), a caccia dello "scoop" della vita, sembra quasi un pretesto. Ma poco importa: la piacevolezza della musica, un riuscito mix di facile e immediato ascolto tra Cole Porter e la familiare "romanità" di Armando Trovajoli, fa il resto, accompagnato dal bell'adattamento di Jaja Fiastri e Fabrizio Cardosa.
Ottime le coreografie di Gino Landi (ma è una garanzia) e i costumi di Silvia Frattolillo.
Un musical old-style, da non perdere, per una sognante serata di pura evasione; e un'operazione commerciale riuscita, se quelli della "Paramount Pictures" hanno scelto questo allestimento come format da adottare per gli allestimenti negli altri Paesi, compreso il probabile sbarco a Broadway con un cast americano nel 2006.
Francesco Moretti