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LA SPADA NELLA ROCCIA

Testo: ANDREA CECCHI e ALESSIO FUSI
Musiche e arrangiamenti: ANDREA SARDI








La storia è liberamente ispirata al “Ciclo arturiano” in cui viene raccontato il mito di Artù e della spada nella roccia.
Un potente mago, una perfida fata e un regno conteso tra il bene e il male. Quando il giovane Artù sarà chiamato a diventare un grande uomo, la sua vita cambierà per sempre. Il destino lo trascinerà in un vortice d’amore, avventura e pericoli, e potrà contare soltanto sulla sua intelligenza, tagliente come una spada, e sul suo cuore, forte come la roccia.

SINOSSI:

PRIMO ATTO

In un parco dei nostri giorni, un arzillo signore invita i passanti ad ascoltare la fantastica storia del giovane Artù (“Ouverture”). Il racconto dell’uomo ci trasporta nel medioevo inglese, ai tempi in cui regnava un sovrano saggio e giusto. Il re indisse una sfida tra maghi per decidere chi avrebbe servito il regno con i suoi incantesimi. Il grande Mago Merlino ebbe la meglio sulla potente Morgana. La fata, tormentata dalla sconfitta, negli anni successivi preparò la sua vendetta nei confronti del regno che l’aveva umiliata e lo attaccò col suo esercito. Proprio quando la vittoria stava per essere sua, Merlino mise al sicuro l’unico figlio del re e lanciò un potente incantesimo per impedire a chiunque di regnare senza aver prima estratto la magica spada nella roccia. Il regno era salvo. Termina la narrazione. Passano sedici anni dal giorno dello scontro. Il giovane Artù, ignaro di essere il legittimo erede al trono, vive con il patrigno Thomas, uno spadaio burbero ma di buon cuore. Sebbene sembri uno scansafatiche imbranato, Artù è in realtà un ragazzo molto sveglio, che sogna soltanto un futuro meno monotono per sé e i suoi compaesani (“Libero d’essere libero”). Nello stesso paese di Artù vive anche la bellissima Ginevra, una ragazza di nobile famiglia sempre accompagnata dalla sua buffa e premurosa dama di compagnia, Ellen. Lady Ellen ha capito che tra Ginevra e Artù c’è molto più di una semplice amicizia (“La vita che voglio”), ma cerca di spiegare alla ragazza che il suo è un amore senza speranza a causa delle loro diverse classi sociali. Nel frattempo in una vecchia torre sperduta nel bosco suona una sveglia. La sveglia ricorda a Merlino che Artù è finalmente pronto a diventare un grande uomo (“Non è più un bambino”). Il mago avverte il suo gufo brontolone Pitagora, la sua gatta Cindy e il suo pigrissimo cane di nome Cane che andrà immediatamente in paese per prendere il ragazzo e portarlo con sé, così da poterlo preparare a diventare re. Mentre Merlino si avvia alla bottega di Artù, il ragazzo sta escogitando un modo per farsi perdonare da Sir Thomas per i suoi continui disastri. Nonostante la buona volontà, Artù continua a combinare pasticci, così quando Merlino arriva alla bottega in cerca di un aiutante Thomas lo lascia libero di seguire il mago (sebbene ammetta tra sé e sé che il ragazzo gli mancherà di sicuro). Travestita da vecchietta, Morgana ha seguito Merlino convinta che l’avrebbe condotta da Artù; adesso che sa che fine ha fatto il figlio del re ha la chiave per spezzare l’incantesimo che la condanna a non poter conquistare il regno, così, aiutata (o meglio ostacolata) dal suo inetto servitore Rufus, inizia a ponderare un piano per la sua vendetta (“Morgana”). Durante il tragitto verso casa di Merlino, il mago confida ad Artù che vuol fare di lui molto più di un grande mago: vuol fare di lui un grande uomo. Per diventarlo Artù dovrà apprendere tre fondamentali virtù che il mago non gli rivela. Giunti alla torre/laboratorio Artù non riesce a trattenere il proprio stupore per quel luogo così sorprendente. Dopo una pazza lezione sul potenziale della magia (“Dalla A alla Z tutto può la magia”), e dopo aver fatto conoscenza con i bizzarri animali che abitano la torre del mago, Artù viene trasportato da un incantesimo in un mondo fantastico, esattamente il mondo di cui aveva sempre letto sulle pagine del suo libro preferito (“La realtà supererà la fantasia”). Qui scopre la prima virtù di un grande uomo: saper vincere le proprie paure.

SECONDO ATTO

Merlino, Pitagora e Cane cercano un modo per far scoprire ad Artù la seconda virtù, l’amore, ma non sono molto preparati su questa materia; arriva in loro soccorso Cindy con discutibili consigli di seduzione, dopodiché Merlino si decide a portare Artù in paese in cerca di Ginevra. Nel frattempo Ginevra è sconsolata nel vedere che i suoi compaesani hanno finalmente trovato quella felicità che a lei sembra negata, ma presto scopre che il sorriso è più contagioso di quanto credesse (“Liberi d’essere liberi”). Quando arriva Artù, mentre Merlino distrae Lady Ellen, Ginevra ne approfitta per accompagnarlo nel bosco e mostrargli una cosa stranissima che ha trovato il giorno precedente. Preso dall’entusiasmo per la compagnia di Ginevra e curioso di scoprire cosa abbia trovato nel bosco, Artù quasi ignora il patrigno Sir Thomas che lo vorrebbe salutare. Thomas e Lady Ellen si rendono conto con un pizzico di malinconia, ma anche con immutato affetto, che i loro “piccoli” stanno crescendo e 3 forse non hanno più bisogno di loro (“Stai diventando grande”). Nel bosco Ginevra mostra ad Artù ciò che ha trovato: la leggendaria spada nella roccia di cui Artù ha sentito a lungo parlare. Nonostante l’emozione Artù trova il coraggio di invitare Ginevra ad un appuntamento per il giorno seguente nel medesimo posto. Ginevra accetta con piacere. Morgana è nascosta tra gli alberi e sente così il dialogo tra i due giovani; è in questo momento che le viene in mente il diabolico piano per realizzare i suoi desideri (“Morgana”): farà rapire Ginevra da Rufus e si presenterà all’appuntamento sotto le sembianze della bella ragazza. A quel punto convincerà Artù ad estrarre la spada, dopodiché lo ucciderà spezzando così l’incantesimo. Rufus riflette sull’ingrato compito assegnatogli, rapire Ginevra distruggendo in tal modo i sogni dei due giovani, e si accorge di aver sprecato la propria vita al servizio del male (“La vita che voglio”). Artù e Ginevra raccontano contemporaneamente, il primo a Merlino, l’altra a Lady Ellen, dell’emozionante passeggiata nel bosco e dell’appuntamento dell’indomani. Merlino capisce dalle parole del ragazzo che ha scoperto anche la seconda virtù necessaria a diventare un grande uomo: l’amore. Quando Artù va a riposarsi, Merlino esprime il suo dispiacere per non avergli ancora potuto raccontare tutta la verità sul suo passato, così decide di regalare ai due innamorati… un sogno (“Accendi una stella”). Il giorno dell’appuntamento arriva. Ginevra è in casa a prepararsi quando Rufus si presenta per rapirla. Dopo aver accidentalmente fatto addormentare Lady Ellen, il servo della fata malvagia racconta a Ginevra la sua intenzione di rapirla ma, colpito dalla dolcezza della fanciulla nei suoi confronti desiste e capisce finalmente cosa desidera realmente dalla sua vita: essere felice come lei ed Artù. I due si affrettano per andare a soccorrere il giovane in pericolo, nella speranza che non sia troppo tardi. Intanto Artù è nel bosco con quella che crede essere la sua amata. Convinto dalla sua anomala insistenza, il ragazzo tenta di estrarre la spada, riuscendoci. Proprio quando Morgana sta per colpire a morte Artù arriva la vera Ginevra che prima avverte Artù del pericolo, poi si lancia verso la fata allontanandola dal giovane. La fata ordina a Rufus di intervenire ma lui, a questo punto del tutto pentito del suo passato, impugna la bacchetta della fata e la spezza lasciandola senza poteri. Merlino racconta ad Artù che Morgana è colei che attaccò il regno uccidendo i suoi genitori. Artù realizza definitivamente di essere l’erede al trono del Regno d’Inghilterra. Nonostante la rabbia verso la malefica donna, Artù decide di salvarle la vita, dimostrando così di aver appreso anche la terza ed ultima virtù, la più difficile da imparare: la capacità di perdonare. Artù può di nuovo stringere tra le braccia la sua amata e le dichiara il suo amore. I due si baciano. Il racconto dell’arzillo signore, che si scopre essere Merlino, si conclude con il paese in festa per la nuova coppia di amati sovrani (“La vita che voglio”).