VIVIAMO
TUTTI IN AVENUE Q
Torino, Teatro Alfieri, 3
dicembre 2009
Quando si dice un “gioiellino”… Questo è “Avenue Q – Via
della Sfiga”, versione italiana del musical che dal 2003 ha
riscosso un enorme successo a Broadway, Londra e in molti
altri Paesi. Il regista Stefano Genovese, sulla base del
successo che lo spettacolo sta avendo in giro per il mondo
(vincitore di 3 Tony Awards: miglior musical, miglior
soggetto e canzoni originali) sembra aver colto nel segno
con l’intuizione di rappresentarlo anche in Italia.
A essere onesti, le repliche torinesi, non registrano il
“tutto esaurito”, ma nello spettacolo tutto torna: le
musiche, eseguite da una pimpante band dal vivo, la
scenografia, il testo, gli attori e naturalmente loro…i
pupazzi!
Nati dall’estro creativo (e dalla matita) di Arturo
Brachetti, i pupazzi italiani che abitano Avenue Q sono i
veri motori dello spettacolo e vivono, amano, soffrono,
gioiscono con e come gli attori che li animano sul
palcoscenico.
Molto bravi tutti i protagonisti
cantanti-ballerini-attori-doppiatori-pupari: Gabriele Foschi
(il più versatile sul palcoscenico, abilmente capace di
districarsi tra il sognatore Princeton e l’insicuro
omosessuale Rod); lo strepitoso Mauro Simone (nei panni
dello scroccone Nicky e di Trekkie Peloso, ossessionato dal
porno); Elena Nieri, abile ad alternare (spesso
contemporaneamente, vedere per credere) le diversissime
inflessioni di Lucy la Baldracca e della tenera Kate
Pelosa; la bravissima Laura Bagnato (irresistibile la sua
interpretazione della tirannica professoressa 'tetesca'); e
i tre attori che interpretano personaggi in carne ed ossa,
senza l'ausilio dei pupazzi: la simpaticissima Elisa
Santarossa, che dismesso ormai da tempo il saio di Suor
Maria Amnesia di Nunsense, interpreta qui la giapponese
'Vigilia di Natale'; Maria Dolores Diaz, nei simpaticissimi
panni della “stella precoce” Gary Coleman, il mitico Arnold,
dell’omonima serie televisiva; e Salvatore Barbagallo
che tratteggia il carattere del comico fallito Brian.
Avenue Q è un musical in cui si parla “senza peli sulla
lingua”, ma con tono dissacrante e al tempo stesso garbato
di tematiche importanti, quali razzismo, omosessualità,
precariato, sogni importanti.
Lo testimoniano anche i titoli di alcune canzoni come “Tutti
siamo un poco razzisti”, un vero e proprio manifesto sulla
ricerca del difetto della 'razza' altrui, nella società di
oggi; o “Che sfiga che ho”, testi che racchiudono in un
certo senso il messaggio dello spettacolo, ovvero: tutti,
per certi versi, ci portiamo dietro un po’ di sfiga e in
fondo tutti… “viviamo in Avenue Q”!
Roberto Mazzone
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