DAL PAESE
DEI BALOCCHI ALLA FORESTA DI SHERWOOD …E RITORNO
Smessi i panni del bambino che non ha voglia di crescere,
Manuel Frattini ritorna sui palcoscenici italiani nel ruolo
più “adulto” di Robin Hood, musical inedito, tutto italiano,
di Beppe Dati e Christian Ginepro, quest’ultimo alla sua
prima esperienza come regista.
Incontriamo Manuel nel backstage del Teatro Alfieri di
Torino, dove lo spettacolo riparte in tour per il secondo
anno consecutivo. Ma questo spettacolo non sarà l’unico
impegno di Manuel per la stagione appena cominciata…
Manuel, questo Robin Hood è un personaggio che significa
molto per te…Ci spieghi perché?
Avevo dimenticato da un po’ di tempo cosa significa essere
un adulto! Devo essere molto onesto. All’inizio
dell’allestimento, la scorsa stagione, sono entrato molto in
crisi, proprio perché questo ruolo è diverso dagli altri che
finora ho interpretato. La mia preoccupazione primaria è
stata quella di risultare credibile al pubblico, poiché mai
avrei pensato che nella mia carriera mi sarebbe stato
proposto il ruolo di un eroe. Il lavoro è stato dunque
stimolante: un rischio, ma allo stesso tempo, una bella
sfida.
Mi viene in mente il personaggio di Cosmo Brown in Cantando
sotto la pioggia”…
Forse, a differenza di ruoli come Peter Pan o Pinocchio,
quello era un personaggio meno legato alle fiabe. Cosmo è
dotato di un carattere e una verve diversissima da Robin
Hood, anche nel modo di usare la propria fisicità o la
propria voce. Nel caso di Robin Hood, ho dovuto “scurire” la
mia vocalità e la recitazione, ad esempio.
Quando uno spettacolo già lo si conosce perché rimane nella
memoria del pubblico, cosa cambia rispetto a un lavoro
inedito, come Robin Hood?
In realtà anche storie come “Pinocchio”, ad esempio, offrono
nuovi spunti…vedi il personaggio di Angela, che nella storia
di Collodi non esiste. Non è che sia più facile mettere in
scena spettacoli di questo genere, ma nel caso di Robin Hood
la partenza è stata quella di un foglio bianco.
Che cosa ha spinto Manuel Frattini ad accettare un ruolo in
un progetto inedito?
Ho pensato molto al titolo ed è un po’ come se avessi
accettato una sorta di sfida con me stesso, anche per
sdoganare un ruolo che, negli anni, può diventare più vicino
a me. Non potrò sempre interpretare ruoli fiabeschi… Io
vorrei che il pubblico sia felice di vedere un Manuel
Frattini diverso da quello che hanno visto finora.
Il personaggio di Robin Hood scopre determinate cose e si
sorprende in un modo diverso rispetto a Pinocchio o Peter
Pan…
Esattamente. Il punto di partenza è l’egoismo, unito a una
grande sete di vendetta. Noi raccontiamo prima di tutto, la
storia di un uomo qualsiasi, con tutte le sue debolezze, che
attraverso una serie di eventi diventerà l’eroe che tutti
conosciamo.
Il sentimento di vendetta di Robin come si coniuga con la
gelosia di Guyo o di Giovanni?
Per ognuno di loro scocca una scintilla dalla quale tutto si
scatena: per Robin la morte del padre; per Giovanni la
frustrazione di avere un fratello maggiore al quale viene
riconosciuto tutto; Guyo, in questa ripresa dello
spettacolo, viene identificato con lo Sceriffo di
Nottingham, perché in qualche modo nella memoria della gente
il cattivo della situazione è sempre stato lo Sceriffo, che,
guarda caso, è Guyo, innamorato di Marianna.
Ormai è di dominio pubblico che tu, in primavera, tornerai a
vestire i panni di “Pinocchio”. Ma qualcosa è già successo…
Sì. Io avevo un grande desiderio di essere presente al nuovo
debutto di Pinocchio. Sono riuscito in qualche modo a
“nascondere” la mia presenza alla compagnia e alla fine
dello spettacolo, a sorpresa, sono entrato sul palco
cantando “Giuro”, che è una delle canzoni che era stata
eliminata dal musical.
L’intervista si conclude con un grosso in bocca al lupo a
Manuel, in vista di questi due tour impegnativi, che lo
vedranno protagonista fino alla primavera 2010!
Roberto Mazzone |