UN
LEGGERO ROBIN HOOD IN MUSICAL
28 gennaio 2010. Assisto al
musical Robin Hood durante il periodo di permanenza dello
spettacolo a Palermo, nello scorso mese di gennaio.
Location: Teatro Al Massimo, sede d’elezione del teatro
leggero in città. La storia è quella che tutti conosciamo:
l’eroe ladro che ruba ai ricchi per dare ai poveri. Con
delle varianti, però: a partire dall’aggiunta di un nuovo
personaggio, Nuvola Hood, anima compagna di Robin, che lo
segue dall’adolescenza all’età adulta.
Tempo fa un importante critico cinematografico mi disse che
per scrivere una recensione e dare un buon giudizio su un
film o su uno spettacolo teatrale, è fondamentale lasciarsi
trasportare dalle emozioni che quel lavoro ha trasmesso
durante la visione. Quindi, se le emozioni sono positive
quel lavoro sarà sicuramente un ottimo lavoro; viceversa, se
le emozioni sono negative.
Io a questo punto, considerando ciò, mi trovo in difficoltà
nel dover giudicare Robin Hood. Perché? Perché dall’inizio
dello spettacolo fino a quasi la fine del primo tempo,
stando seduta in platea, non riesco a sentire alcuna
emozione; mentre,solo nel secondo tempo, comincio ad entrare
nella storia, e quindi, solo ora le mie emozioni cominciano
a farsi sentire ed a crescere man mano. Alla fine, il mio
entusiasmo è alle stelle tanto che non posso far a meno di
tributare il mio “Bravi!” agli artisti al termine dello
spettacolo.
Io stessa dapprima rimango spiazzata dalla mia reazione, ma
mi accorgo, confrontando le mie opinioni con gli altri
spettatori, miei vicini di platea, che quasi tutti hanno la
mia stessa sensazione. Allora, comincio a farmi delle
domande: cosa mi è piaciuto? Cosa non mi è piaciuto? Ed ecco
che giungo alle mie conclusioni.
Robin Hood sicuramente si propone al pubblico con ottime
intenzioni, dovute alla presenza di magnifici interpreti, di
colorati e curati costumi, belle coreografie, ingegnose
scenografie e semplici, ma efficaci effetti scenici (come i
suoni ed i rumori del bosco ed il cielo stellato proiettato
sulla volta del teatro). Non riesce, però, ad essere
un’opera perfetta: la sensazione che ho è che manchi il
collante , la visione d’insieme, l’unità nella scrittura del
musical.
E’ un succedersi di alti e bassi, e le scene sembrano a
volte slegate tra loro: cioè splendidi numeri coreografici e
cantati si alternano a parti recitate di scarso spessore;
mentre in alcuni punti non posso non notare alcune belle
citazioni registiche, come la scena dei poveri che
visivamente ricorda il coro degli Ebrei (“Va’ pensiero…”) de
Il Nabucco di Verdi.
Anche per quanto riguarda le musiche di Beppe Dati non trovo
unità. La colonna sonora portante, infatti, è molto bella ed
evocativa (richiama i colossal hollywoodiani), ma non lo
sono altrettanto le canzoni: poche sono quelle orecchiabili
(“Ti ruberò”, “Principe del Nulla”, “Due bambini”) e
pochissime liriche hanno la giusta pregnanza teatrale per
uscire da un gradevole stile sanremese.
Manca un’identità precisa a questo spettacolo, forse: a
volte opera pop, a volte commedia musicale, a volte
operetta…
Fabrizio Angelini (oltre alla regia associata con Christian
Ginepro) firma le coreografie dello spettacolo ed in questo
si riconferma uno dei migliori, con bei balli di gruppo (da
ricordare soprattutto le danze di ispirazione popolare
scozzese) con coordinati, preparati ed affiatati ballerini.
Molto bello e suggestivo è il duetto tra la Monetti e
Frattini, con due ballerini che ballano dietro “a specchio”.
In merito ai personaggi e agli interpreti, protagonista
incontrastato è Manuel Frattini (Robin Hood) che emerge
sulla scena per la sua grandezza espressiva manifestata,
soprattutto, nelle coreografie. All’inizio appare come un
bambino, che ha amato da “bambino” la sua Marianna e che ora
deve avviarsi, affrontando le prove che la vita gli pone
davanti, all’età adulta, ed iniziare ad amare in modo più
maturo e cosciente la sua donna. Frattini riesce benissimo
in questo, forse perché ha mantenuto un animo fanciullesco,
o forse perché si è già calato nei panni di due bambini,
quali Pinocchio e Peter Pan. Quello che è certo comunque, è
che Frattini si riconferma come uno dei protagonisti
assoluti del musical italiano catalizzando l’attenzione
dello spettatore col suo grande talento e carisma.
Ma non sono di certo da meno gli altri interpreti che lo
attorniano. Fra’ Tuck di Nicolas Tenerani è una figura che
si impone ottimamente sulla scena anche per la sua presenza
fisica, ma soprattutto per la sua padronanza e precisione
vocale con i caldi toni del baritono. E’ la severa
“coscienza” di Robin,che lo protegge e cerca di guidarlo nel
cammino della vita.
Lady Marianna: è una donna dolce, ma anche matura e volitiva
che nell’arco della storia saprà crescere nell’amore insieme
a Robin. Valeria Monetti, che la interpreta senza sbavature,
recita, canta e balla e lo fa con molta disinvoltura.
La tata di Mimma Lovoi è invece un’”ingombrante” presenza
scenica, ma allo stesso tempo leggiadra; simpatica e
disinibita ”zitellona” che ricorda con nostalgia i suoi
amori che furono, con accento e verve napoletana (dubbio
amletico: ma siamo a Nottingham o a Napoli?). E’ il
personaggio comico della storia, quello che attinge alla
tradizione operettistica italiana, il “moccolo” che gestisce
le fila degli incontri e dell’amore di Robin e Marianna.
Re Giovanni e Guyo, sceriffo di Nottingham, sono i due
cattivi della storia, ma vengono resi (a noi sembra) in modo
un po’ impacciato ed a tratti stanco dai due interpreti
(Marco Manca e Simone Sibillano). Hanno sicuramente due
belle ed importanti voci, ma questo non basta: un po’ di
espressività in più, ma soprattutto un’ironia più disinvolta
non guasterebbe nella resa dei loro personaggi, a nostro
parere.
Nuvola di Chiara Scipione è leggera di nome e di fatto ed è
di certo (senza voler nulla togliere agli altri), il
personaggio più bello ed interessante. E’ quasi l’ombra di
Robin, colei che lo segue ovunque e lo protegge col suo
amore mai rivelato e di cui il Robin, immaturo, non si
accorge. E’ l’amore che sa rinunciare e che vuole il Bene
della persona amata a costo di rinunciare alla sua stessa
felicità. E’ l’amore altruista, in contrapposizione con
quello di Guyo che vuole Marianna, guidato dall’egoismo e
dall’ossessione. Ma è soprattutto, la metafora dell’anima di
Robin, la sua anima infantile, che egli un giorno dovrà
lasciare, anche se a malincuore, per affrontare in modo
maturo la vita. Chiara Scipione è un’ottima ballerina ed una
cantante dalla sicura, ma delicata e dolce voce.
L’ultima scena e le ultime battute dello spettacolo sono
proprio tra Nuvola e Robin : lui le dice con nostalgia e
tristezza: “Buona fortuna, Anima mia!”.
Nel complesso, dunque, è uno spettacolo degno di essere
visto, se non altro per sostenere l’impegno e le forze
profuse e messe in atto dai performer che ne fanno parte.
Un’ultima nota, tuttavia, prima di chiudere. Ho un dubbio:
forse non riesco a gustare fino in fondo la bellezza di
questo spettacolo a causa degli spazi stretti del
palcoscenico su cui i ballerini e gli attori sono costretti
a muoversi.
Il Teatro ”Al Massimo” è sicuramente un’ottima vetrina per
gli interpreti e gli spettacoli che arrivano in città, ma mi
auguro che un giorno anche a Palermo, sensibile e colta
città, il musical possa avere la sua degna sede (con grandi
spazi ed ottima acustica ) così come ce l’ha la lirica col
prestigioso Teatro Massimo.
Enza Adriana Russo
Quel critico era Gregorio
Napoli a cui dedico questa mia prima recensione su
www.italiamusical.it e tutti i miei articoli
finora pubblicati su Kleos.
Scusa se, ora che non ci sei più, ti do del Tu: concedimelo.
Voglio dirti Grazie di vero cuore Maestro!!! Non
dimenticherò mai la tua simpatia ed i tuoi consigli.
Con affetto e stima per sempre,
Adriana.
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