DINO SCUDERI ENERGIA E PASSIONE DEL TEATRO MUSICALE
Il secondo creativo del musical italiano che Amici del musical incontra è Dino Scuderi, attivo nel mondo del musical da tempi 'non sospetti' e compositore, insegnante, autore col teatro nel sangue. La sua appassionante opera Salvatore Giuliano è ora in tour, protagonisti Giampiero Ingrassia e Barbara Cola.
Per il musical italiano sei stato un vero e proprio pioniere, credendo per primo in un grande successo come Jesus Christ Superstar, ci vuoi raccontare da dove scaturisce la tua passione e come è nata questa fantastica avventura?
Da piccolo vidi il film in un cinema di messina, era il 74, ne rimasi talmente colpito che all'uscita dissi fra me e me "un giorno lo farò!". Molti anni dopo, nel '94, assemblai una ventina di ragazzi appartenenti alla sfera musicale messinese di quegli anni. Non feci distinzione fra generi e generazioni. Dalle band rock ai musicisti di conservatorio chiamai un gruppo di persone fra i 19 e i 40 anni e formai la compagnia. Cominciammo a provare autotassandoci, sotto la mia direzione musicale con degli arrangiamenti che scrissi per l'occasione perché, non avendo i diritti, non disponevamo delle partiture originali. E poi io avevo bisogno di un riadattamento musicale per la formazione che ero riuscito a creare lì per lì: una band con basso batteria due chitarre due tastieristi (di cui uno ero io) e poi 2 trombe, 2 tromboni e 2 corni, stop. Quindi ho scritto gli arrangiamenti e ho insegnato lo spettacolo ai cantanti e strumentisti poiché la maggior parte di loro non lo conosceva. Dopo circa due mesi, quando la parte musicale era quasi pronta, invitai Massimo Piparo, che a quei tempi non si occupava di musical ma faceva l'attore, a dare un tocco di teatralità allo spettacolo. Così fu messo in scena il Jesus. Facemmo 5 repliche in un piccolo teatro di Messina che oggi non esiste più, ci aspettavamo persone solo il primo giorno e poi dei forni assoluti per le repliche successive anche perché, a differenza di oggi, in italia Jesus Christ Superstar era caduto nel dimenticatoio da parecchi anni. Invece fu un successo tale al debutto che gli altri giorni avemmo tutte le sere esaurito con gente che venne a rivederlo tre quattro volte. Fu un botto per una città piccola come Messina. Da quel giorno facemmo altre repliche, poi l'estiva al teatro antico di Taormina, al teatro antico di Tindari sempre con il tutto esaurito fino ad arrivare a settembre allo Smeraldo di Milano dove fu accolto meravigliosamente ed infine il Sistina di Roma che ci decretò il definitivo successo che ebbe in seguito. Ma subito dopo accaddero dei fatti interni spiacevoli per me tali da indurmi, puoi immaginare con quale amarezza, ad andare via. Nel corso di tutti questi anni e fino ad oggi, per Jesus Christ Superstar, altri si sono deliziati nell'incarnare meriti che non gli spettano. Ho tutt'oggi un ingenua difficoltà a comprendere persone di questo tipo... A me ne sono capitate poche nella mia vita... poche ma buone.
- La tua carriera ha spaziato dalla musica leggera al musical, dalla musica di scena all'opera balletto, dalla direzione musicale all'insegnamento, qual è stato il principio ispiratore che ha unito la tua carriera?
Ho sempre scelto di fare cose che mi piacciono. E fino a quando sento che le persone con le quali lavoro apprezzano quel che faccio mi sento abbastanza in pace con me stesso.
- A quali spettacoli ti senti più legato?
In realtà non sono cresciuto con il musical... il mio rapporto con la musica e la passione per il teatro mi hanno spinto a seguire con attenzione qualsiasi tipo di proposta di teatro musicale. Mi sono formato più che altro con il teatro canzone di Giorgio Gaber, dal quale ho ereditato una certa attenzione verso tutte le sfaccettature dell'animo umano. Ho lavorato anche con Dario Fo curando le musiche di un suo spettacolo, ma quel che mi ha trasmesso il signor G, che ho avuto il piacere di conoscere una sera ad una cena insieme, è impareggiabile. Quindi uno spettacolo a cui sono molto legato è "Libertà obbligatoria" di Gaber/Luporini che ascoltavo su un 33 giri, registrato dal vivo al teatro Duse di Bologna nel 1976. Per me quello spettacolo rappresenta il punto più alto della collaborazione fra Giorgio Gaber e Sandro Luporini.
- Cosa ti diverte più della composizione?
Quando canto i miei brani in finto inglese. Se ci fosse una telecamera che mi riprende e mandassi i filmati a Paperissima scalerei le classifiche dei video amatoriali.
- Qual è il progetto che ti è rimasto nel cassetto e vorresti mettere in scena?
Anni fa volevo fare il film di Frank Capra "Angeli con la pistola" di cui avevo anche scritto qualcosa, ma poi ho visto che altri ci avevano pensato e addirittura qualcuno stava per metterlo in scena. Quest'ultimo fu un progetto non portato a termine con il quale sfiorai una collaborazione. Quindi ho lasciato perdere, però sarebbe carino metterlo su.
- Quale grande musical ti piacerebbe aver scritto?
Beh, probabilmente "West side story" nella versione diretta da Bernstein. Quando vedo il famoso video della registrazione del disco e sento come lui fa suonare quest'opera... i suoi duetti, le arie, gli strumentali... beh quanta invidia per non averla fatta io. Ma quanto stupore nel sentirla realizzata in quel modo...
- Quale consiglio daresti a un giovane compositore che si vuole affacciare alla ribalta del teatro - musicale e di prosa - italiano?
Direi che quando si ha un'idea in cui si crede profondamente, l'energia che nasce dalla convinzione ti porta a raggiungere risultati insperati.
- Qual è il più grande problema e la più grande opportunità del teatro italiano attuale?
L'opporturnità oggi è di avere un'ampia scelta nella ricerca di performers professionisti. E' più frequente trovare giovani che sanno esprimersi nelle tre fondamentali discipline di questo genere cioè canto recitazione e ballo. Penso che le scuole di musical abbiano dato un apporto importante in questo senso. Ma noto che, tra le ultime generazioni, i ruoli che vengono svolti "dietro le quinte" e cioe autori, registi, organizzatori eccetera, restano ancora scoperti. Questo secondo me è un grosso problema. E come se la maggior parte di essi si preoccupino di stare sul palco. Mi chiedo se si arriverà a costruire qualcosa in futuro se avremo solo nuovi performers. Se non esiste una consistente e solida "parte sommersa" la punta dell'iceberg si capovolge in fretta.
- Se vincessi all'enalotto il budget per un musical, cosa metteresti in scena, quali artisti e creativi italiani scrittureresti?
Se vincessi all'enalotto un budget per un musical ne farei ovviamente uno mio e chiamerei le persone con cui ho lavorato per il Salvatore Giuliano e Odysseus dance Opera.
- Parlaci di Salvatore Giuliano, da quando l'hai concepito fino all'ultima produzione in scena in questa stagione: come avviene la complessa composizione di un musical?
Nel 1997 cominciai a scriverlo. Avevo voglia di un personaggio epico che appartenesse alla nostra storia la cui vicenda potesse interessare il pubblico italiano. Un'anno dopo coinvolsi i co-autori ai testi Franco Ingrillì, Pierpaolo Palladino e Stefano Curina. La storia di questo ragazzo di Montelepre, un paesino vicino Palermo, sembra davvero un romanzo partorito dalla fantasia di uno scrittore, eppure sono avvenimenti realmente accaduti nell'immediato dopoguerra. Ciò che fa da sfondo a questa vicenda è il momento storico in cui viene stabilito il drammatico intreccio fra mafia e pezzi della politica italiana, dando luogo alla prima di una lunga serie di stragi che purtroppo hanno caratterizzato la storia della nostra repubblica. Mi riferisco alla strage di "Portella della Ginestra" in cui Giuliano fu coinvolto, anche se ancora oggi per quell'eccidio non è stata fatta piena luce circa le sue responsabilità. Credo dunque che il pubblico di tutta l'italia possa sentirsi coinvolto perché pur essendo uno spettacolo la cui storia si svolge in Sicilia, è la cartina di tornasole di un panorama socio-politico italiano in parte corrotto che si è trascinato sino ai giorni nostri. La vicenda mi ha permesso di sviluppare nelle melodie come nelle armonie e nelle orchestrazioni idee musicali dal sapore assolutamente nostrano, permettendomi di concretizzare le premesse che miravano a creare un musical profondamente italiano in tutte le sue forme. Oggi va in scena con una compagnia di professionisti davvero straordinaria guidata da Barbara Cola e Giampiero Ingrassia, che trasmette dal palco un'energia tale da catturare il pubblico sin dalle prime note. Vorrei anche ringraziare due persone che in tutti questi anni hanno sempre lavorato nell'ombra per la realizzazione di questo spettacolo: Luca Notari e Rosario Coppolino, senza cui questo spettacolo sarebbe solo un copione dentro un cassetto. Per quanto riguarda la composizione di un musical non credo che ci sia un metodo preciso, ognuno ha il suo, ma di certo il musical è un gioco di equilibri interni delle varie forme che lo compongono.
- Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho parecchie idee, ma da un po' mi sono concentrato su due progetti di cui ovviamente preferisco non dire altro al momento, posso soltanto dire che si tratta di due operazioni completamente diverse fra loro e di cui una ha come protagonista un personaggio femminile italiano.
Franco Travaglio
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