DON BOSCO E I SUOI SOGNI ROCK
Nell’anno
del bicentenario dalla nascita di San Giovanni Bosco
(1815-2015), Accademia dello Spettacolo mette in scena
al Teatro Colosseo un’inedita versione della vita del
santo sociale, riconosciuto come “padre, maestro e
amico dei giovani”.
Solo chi
sogna è un’opera originale scritta e diretta da Mario
Restagno con musiche di Walter Orsanigo e
Paolo Gambino, coprodotta con la società
cooperativa Teatro dei Sogni. Le coreografie sono
firmate Lucia Carnevale, la
scenografia è di Paolo Vallerga,
mentre Angelo Fernando Galeano cura la
preparazione vocale.
Siamo
nel 1845, la rivoluzione industriale avanza, un profondo
cambiamento è in atto. A raccontare al pubblico la
storia di don Bosco è Ravveduta (nella genuina quanto
poliedrica interpretazione di Valentina Gullace),
una giovane ragazza ferita nel corpo e nello spirito,
accolta dalla Marchesa Giulia di Barolo (prova d’attrice
autorevole per Fabiana Gariglio) in uno dei suoi
luoghi di carità.
Qui
viene assunto don Bosco come padre spirituale, ma lui
coltiva sempre il sogno di trovare una sede permanente
per il suo oratorio, un ambiente che offra una speranza
per il futuro dei suoi ragazzi.
Nelle
vesti di un don Bosco decisamente “rock” troviamo Michele
Carfora, che torna a sfoggiare le sue qualità di
danzatore anche grazie a musiche dai ritmi decisamente
urbani.
Il testo
di Restagno tende a far emergere quel don Bosco
saltimbanco, giocoliere e sognatore, che lo ha reso
molto “attraente”, agli occhi dei suoi ragazzi e,
altresì, elemento scomodo al cospetto dei cosiddetti
“poteri forti”. Non mancano riferimenti agli scandali
finanziari e agli intrighi che coinvolgono (ieri come
oggi) parti del mondo cattolico, e alla sudditanza di
molti sacerdoti alle gerarchie, spunti di riflessione
che rendono lo spettacolo molto attuale e immerso nel
dibattito innescato dal profondo rinnovamento della
Chiesa auspicato da Papa Francesco.
Tutti
gli antagonisti (ecclesiastici, laici e demoniaci) sono
rappresentati nello spettacolo dalla sontuosa presenza
scenica – e imponente vocalità – di Luca
Maggiore, nel ruolo dell’Antagonista. Al suo
fianco un tirapiedi d’eccezione, il “nostro” Franco
Travaglio, nei panni del viscido ma spassoso
Mello; una Manuela
Tasciotti in stato di grazia – nel ruolo di
Mimì, tenutaria di Casa Bellezza, “il bordello più
frequentato di Valdocco" - è protagonista dei momenti
più divertenti dello spettacolo.
In
questa versione teatralizzata della vita di don Bosco e
del racconto dei primi anni di vita dell’oratorio – che
nasce, secondo la tradizione, l’8 dicembre 1841 nella
sacrestia della Chiesa di San Francesco d’Assisi a
Torino – è assente la figura di Mamma Margherita, e
accanto al Santo compaiono, oltre alla già citata
Marchesa di Barolo, il teologo Giovanni Borel, simpatico
e con i piedi per terra (il versatile Ugo
Fiamingo).
Uno
spettacolo che “rivendica” l’importanza dei sogni come
“motore” del cambiamento e speranza per il futuro,
perché “tutto passa, solo l’amore resta”.
Roberto
Mazzone
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