JOANNA AMPIL
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Intervista realizzata da Eta Beta nel Luglio 2000
Nell'ambiente musicale del West
End di Londra la categoria degli artisti
'avvicinabili', privi di ogni divismo nonostante un
talento innegabile, è per fortuna abbastanza comune.
Ma se si potesse fare un "Albo della simpatia"
Joanna Ampil sarebbe sicuramente in testa alla
classifica.
Dallo scorso aprile 2000 Joanna
interpreta il ruolo di Eponine nel notissimo Les
Misérables al Palace Theatre. Ed è proprio in un
caffè nelle vicinanze del teatro, in una splendida
giornata di fine luglio, che Joanna ci dedica
qualche istante del suo tempo, poco prima della
pomeridiana. |
"Questa è la parte che ho sempre
sognato - esordisce lanciando uno sguardo dolcissimo verso
la Stage Door del Palace - non credo di poter aspirare a
niente di più nella mia carriera. Quando mi chiedono quale
ruolo vorrei interpretare in futuro non so cosa rispondere,
perché essere in questo show, recitare questa parte è il
coronamento di tutte le mie ambizioni."
Parlare della fase attuale della sua carriera artistica le
fa brillare gli occhi, ma è d'obbligo rievocare brevemente
anche la strada percorsa prima dei "Mis".
"E' vero, ho cominciato a cantare in pubblico a sei anni -
ci racconta - nelle Filippine, dove sono nata, ma non mi
considero una bambina prodigio. Si trattava per lo più di
recite scolastiche, niente di professionale. La mia vera
carriera artistica è iniziata nel 1993, quando ho ottenuto
la parte di "seconda Kim" nella produzione londinese di Miss
Saigon al Drury Lane. Dopo sono andata in Australia per il
debutto dello spettacolo a Sidney; è stato in quel periodo
che abbiamo anche inciso il 'Complete Symphonic Recording'.
Poi Cameron Mackintosh mi ha di nuovo
chiamata in Europa per interpretare Maria Maddalena nel
Revival londinese di Jesus Christ Superstar. Sì, quando
ripenso ai ruoli che mi sono stati offerti finora mi
considero privilegiata."
E poi sei tornata a Miss Saigon…
"Esatto. Stavolta come interprete ufficiale. Sono stata
l'ultima Kim, visto che lo show ha chiuso lo scorso ottobre.
L'offerta del ruolo di Eponine mi è arrivata immediatamente
dopo. In attesa di cominciare le prove al Palace Theatre ho
lavorato in uno spettacolo tipicamente anglosassone, una
Christmas Pantomime intitolata Aladdin. Quindi mi sono
immersa nel mio nuovo ruolo nei "Mis". Il cambio di cast
dello scorso aprile è stato il più radicale da quando lo
spettacolo ha debuttato, 15 anni fa. È stato come creare un
nuovo show."
15 anni di rappresentazioni ed un successo
ininterrotto. Eppure si tratta di uno spettacolo
tradizionale, privo di effetti speciali mozzafiato,
contrariamente all'attuale tendenza dei nuovi musical del
West End. Qual è allora il segreto dei "Mis"?
"Lo spettacolo è il risultato della collaborazione di
persone di grande talento all'interno del cast; il pubblico
tende ad apprezzare la bravura degli interpreti prima di
ogni altra cosa. E naturalmente c'è la musica, che è
straordinaria. Senza dimenticare le scenografie, suggestive
proprio perché essenziali. Penso che sia questa la chiave
del successo di questo musical, che pure è così lungo e
drammatico. E questo spiega anche come la gente non si
accontenti di vederlo solo una volta, ma ritorni
continuamente, ci si affezioni. E non credere, l'incantesimo
ha effetto anche su di me. Io sono immersa nello show ogni
giorno della mia vita e non mi stanco mai di sentire quelle
note. Les Mis è ormai nei nostri cuori e continuerà ad
esserlo ancora per anni."
Parliamo di Eponine: ti senti vicina al tuo
personaggio?
"Diciamo che c'è qualcosa in Eponine che mi appartiene e c'è
qualcosa in me che appartiene ad Eponine. Ad esempio la sua
irruenza, la sua energia. Io sono esattamente così,
spontanea, adoro scherzare con le persone che mi circondano.
Quanto allo squallore della sua esistenza, al suo amore non
corrisposto per Marius, cerco di ispirarmi a quanto io
stessa ho vissuto in alcune fasi della mia vita.
E poi adoro la mia canzone ed ho uno splendido rapporto con
il mio Marius (Niklas Andersson, N.d.R.) e con tutto il
resto del cast. Questa è la cosa più importante, perché è
solo amando quello che faccio che posso dare il meglio di
me. Naturalmente so bene che tutto è relativo, che alcuni
apprezzano il mio lavoro ed altri no. Ma in fondo cerco di
non preoccuparmene più di tanto, anche perché il mio scopo è
innanzi tutto quello di essere in pace con me stessa. La mia
spiritualità è il mio punto di riferimento e cerco nella
misura del possibile di praticare la religione cattolica. È
questa forza interiore che mi aiuta a superare anche le
situazioni più stressanti della mia vita e della mia
carriera.
Il fatto è che ritengo di avere ricevuto un dono prezioso,
la mia voce, e cantando ogni sera di fronte a centinaia di
persone cerco di esprimere tutta la mia riconoscenza per
questo privilegio che Dio mi ha dato."
Come occupi le tue giornate "fuori scena", prima
degli spettacoli?
"Ho deciso di rompere la monotonia di otto spettacoli alla
settimana studiando durante il giorno. Nulla a che vedere
col mio mestiere di artista: infatti seguo dei corsi di
Marketing. In passato, ai tempi di Miss Saigon e di Jesus
Christ, ho preso effettivamente lezioni di canto e
recitazione, ma adesso preferisco dedicarmi a qualcosa di
completamente diverso. In fondo il settore dei media mi ha
sempre affascinata. Chissà, se non avessi lavorato nel mondo
dello spettacolo forse avrei fatto la giornalista."
Il tempo è volato; è ora di prepararsi per entrare
in scena, per deliziare e commuovere ancora una volta un
pubblico più che mai numeroso negli ultimi tempi. Joanna
finisce rapidamente il suo succo di frutta:
"Ho proprio bisogno di qualcosa di fresco. Là dentro in
questa stagione fa un caldo terribile. Senza contare la
polvere, quella è una vera maledizione. Ma ci si abitua, e
poi fa parte dello spettacolo - aggiunge con un sorriso -
visto che in scena siamo in tanti a dover indossare abiti
sporchi e laceri".
E mentre la sua silhouette minuta scompare
nell'oscurità della Stage Door, in cuor mio benedico il
momento in cui Joanna ha lasciato perdere il giornalismo…
Eta Beta
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