RAFFAELE LATAGLIATA
Trieste, Politeama Rossetti,
18 novembre 2006 – Fabrizio Angelini non c’è. “E’
occupatissimo a Milano, ha un sacco di cose da fare”, mi
dicono dietro le quinte. La già collaudata compagnia di
Jesus Christ Superstar viaggia ormai da sola; e così
scambio volentieri due parole con Raffaele Latagliata,
ragazzone con un sorriso grande così che in scena
padroneggia con morbida disinvoltura il personaggio di
Erode, e che è anche responsabile artistico del tour.
Per cominciare: mi ricordi i
nomi degli interpreti di oggi?
Oggi il ruolo di Jesus era
interpretato da Gaetano Caruso, Judas da Emiliano Geppetti e
Simone Zelota da Enrico D’Amore. Io invece faccio Erode. A
parte i tre ruoli principali - Jesus, Judas e Maria
Maddalena - gli altri 6 personaggi (Pilato, Erode, Hannas,
Caifa, Pietro e Simone Zelota) allo stesso tempo fanno anche
gli apostoli e gli altri ruoli dell’ensemble.
Ma da quanto tempo state
lavorando a questo Jesus?
Le prove sono iniziate il 18
settembre al Teatro della Luna di Milano, abbiamo debuttato
con la prima preview il 13 ottobre, mentre la prima
ufficiale è stata il 18 ottobre. Questa di Trieste è la
seconda piazza che tocchiamo, se escludiamo una replica
‘volante’ a Conegliano.
Proprio lo scorso anno con
Fabrizio Angelini, a Trieste con il suo Nunsense,
parlammo anche di Jesus Christ Superstar e di
traduzioni in italiano; e sembrava quasi che Jesus
fosse intoccabile, che dovesse rimanere sempre in inglese…
Poi cos’è successo?
In realtà la Compagnia della
Rancia, due anni fa, ne aveva acquistato i diritti, ma era
rimasto una specie di sogno nel cassetto. Poi… un po’ era
necessario farlo prima della scadenza dei diritti, e poi
soprattutto Franco Travaglio e Michele Renzullo sono
riusciti a tradurlo in un modo che ha solleticato la
curiosità di Fabrizio Angelini, che l’ha ritenuta talmente
valida da decidere di portarlo in scena in italiano.
Una sfida molto difficile,
secondo me, considerando che è un musical cult, che ha alle
spalle un film cult, che è legato alla contestualizzazione
negli anni Settanta, che comunque è uno degli spettacoli
maggiormente rappresentato dalle compagnie più piccole,
anche amatoriali, e sempre in lingua originale, per cui c’è
proprio una schiera di affezionati che continua a seguire
quel tipo di suoni, di pronunce… Poi c’erano i dieci anni
durante i quali Jesus Christ Superstar è stato
proposto in inglese dalla compagnia di Massimo Romeo Piparo,
quindi era una sfida molto difficile trasformarlo in uno
spettacolo nell’ambito della tipologia della Rancia…
Per questo Fabrizio Angelini
ha lavorato molto sulla storia: nel momento in cui è più
facile, da spettatore, seguirne il plot, è chiaro che ha
contestualizzato tutto nella successione degli eventi,
puntando molto, per quanto riguarda il cast, su
attori-cantanti. Quello che ha fatto su di noi è stato
cercare di fare in modo che nella canzone non ci fosse solo
il bel canto, o il canto rockettaro, ma che noi parlassimo e
recitassimo attraverso la musica… E tutti gli aspetti che in
genere erano ballati e molto macchiettistici, vedi per
esempio il numero di Erode, o lo stesso “Superstar”, sempre
fatti in stile “musical”, qui in realtà lo sono meno, sono
molto più calati nella storia, nell’emozione degli eventi
che si succedono.
Quello che spiazza, a prima
vista, è soprattutto l’ambientazione: un po’ Lost, un
po’ no global, un po’ multinazionale… come è nata questa
idea?
Fabrizio ci ha spiegato molto
chiaramente la sua idea di regia, ne siamo tutti pregni e
consapevoli!... Il punto di partenza è stato quello di
decontestualizzare Jesus Christ Superstar da questa
ambientazione anni Settanta, molto hippie, ecc… Il punto di
partenza è stato semplicemente: “Se oggi Gesù Cristo
tornasse tra di noi, da chi andrebbe? Chi sono i poveri di
adesso?” Così ha pensato di calarlo nell’ambito di questi
emarginati, di questi clandestini, e da lì è partita la
trasposizione in chiave moderna, creando come una sorta di
Jesus parallelo rispetto a quella che è la storia di
Gesù secondo i Vangeli e, naturalmente, secondo quella del
musical. Con una critica feroce, in certi momenti, anche
della società moderna: quelli che in quel tempo erano i
detentori del potere, questa casta di preti e farisei, sono
diventati i politici di oggi, gli uomini di potere; Erode è
diventato colui che detiene il potere economico, del denaro…
Pilato è il potere militare… Non a caso, invece del
balletto, i politici si mettono a fare lo step in spiaggia!
Come gli yuppies odierni si tengono in forma, vanno in
palestra… e sulla spiaggia fanno lo step!... Prendi poi la
figura dei giornalisti: se oggi venisse fuori una figura che
riesca a diventare leader rispetto ad una massa, a
trascinare i popoli come Gesù fece all’epoca, avrebbe
sicuramente l’attenzione dei media; ecco che in una serie di
momenti dello show abbiamo un richiamo molto diretto alla
televisione, a quella che è l’informazione di oggi, al suo
aspetto smaccatamente “gossip” e scandalistico.
Qual è stato l’atteggiamento
dei tanti ragazzi che hanno sostenuto i provini verso questo
inedito allestimento?
All’inizio c’era un po’ di
scetticismo. In realtà il provino l’abbiamo fatto comunque
in inglese, solo l’ultimissimo callback è stato fatto in
italiano. Ed è stata una scelta molto accurata, con una
fortissima selezione; e come hai visto oggi, anche quello
che è il secondo cast, in realtà non è un “secondo” cast, ma
un misto tra tutta una serie di performer che riescono a
coprire tutti i ruoli. Questo naturalmente senza nulla
togliere a Sibillano e Luttazzi, i titolari dei ruoli
principali!
Diciamo che sono stati dei
provini molto difficili, al di là dell’alto numero di
persone che si è presentato e la complessità delle
richieste, perché la partitura musicale è molto impegnativa
e le audizioni si sono concentrate anche su improvvisazioni
attoriali e su una corografia, richiedendo quindi precise
competenze i tutti e tre i settori.
Quindi, anche se poi è uno
spettacolo senza un vero e proprio balletto, ci sono dei
movimenti coreografici che sono studiati e funzionali per
gli attori-cantanti.
E poi il coraggio di non
prendere un nome di richiamo nel cast… forse è la prima
volta che la Rancia fa questa scelta, no?
Da dopo il primo “Chorus Line”
– che tra l’altro è stato il trampolino di lancio per molti
dei più apprezzati performer italiani di oggi – e rispetto
all’ultima tendenza, è proprio così. E’ un giro di volta
importante, anche perché la risposta del pubblico, come hai
visto, è molto calorosa.
Ma soprattutto Jesus Christ
Superstar è un musical nel quale c’è una storia
importante dietro, c’è un risvolto drammatico e un’emozione
molto forte… noi piangiamo tanto durante questo spettacolo!
E poi c’è l’orchestra dal vivo, questa fantastica band che
senza dubbio aiuta in tutti questi aspetti!
“Piccoli” performer crescono…
ma qual è il vostro sogno nel cassetto? Quali altri
spettacoli ci aspettano?
Secondo me questo Jesus
può essere il primo passo per l’arrivo in Italia anche di
altri spettacoli su questa linea. Purtroppo da noi ancora
oggi si considera il musical come quel tipo di spettacolo
con il balletto, con una storia un po’ frivola, un po’
“easy”… in realtà è questo ma anche molto altro: e se questa
è la risposta, si può sperare di portare titoli come il
Fantasma dell’Opera, I Miserabili, Miss Saigon…
Aprire, per il pubblico italiano, la concezione di musical
come “opera musicale”, come “opera rock”, comunque come uno
spettacolo tutto cantato, o quasi, e fortemente interpretato
dai performer, fortemente emozionale anche nei suoi aspetti
più drammatici. E secondo me questo Jesus è davvero
una svolta: sia un punto di arrivo, ma soprattutto un nuovo
punto di partenza!
E davvero, caro Raffaele, lo
speriamo tutti!
Francesco Moretti |